Quel minuto prima della condivisione

Friuli: una sera di 48 anni fa. Un devastante terremoto cambia la vita di tante persone. Ma il resto del Paese non sta a guardare

Foto www.caritasudine.it

In fondo all’articolo trovate materiali di archivio per approfondire

GIOVEDÌ 6 MAGGIO 1976, ORE 21.01

«Era una magnifica sera di maggio, calda e soprattutto afosa, con la luna che illuminava la notte. A quell’ora i friulani si preparano ad andare a letto, perché domani è un altro giorno di lavoro. Qualcuno sta finendo il turno in fabbrica. Alle 21.01, preceduta da una più lieve, arriva una tremenda scossa di 59 secondi. Tra la prima e la seconda, pochi attimi per mettersi in salvo. Troppo pochi per chi si trova a letto, soprattutto gli anziani. […] Il terremoto viene avvertito a grandi distanze: a Venezia come a Milano, in Jugoslavia e in Austria» (Duilio Corgnali, “Friuli, un popolo tra le macerie”).

Le conseguenze: quasi mille morti, in un’area approssimativa di 5700 km2. Oltre 120 comuni coinvolti e più di 17 mila case distrutte.

«Vengo dal cimitero di Trasaghis dove abbiamo seppellito tante vittime e mi sono abbracciato con tanta gente: spose senza mariti, mariti senza spose, papà e mamme senza figli o figli senza genitori». Sono alcune delle parole di mons. Alfredo Battisti, allora arcivescovo di Udine, poche ore dopo la catastrofe che ha seminato morte e distruzione. Anche lui in mezzo alle persone a consolare, sostenere, incoraggiare.

E ancora: «Debbo dire che il dolore di questa gente è stato espresso con compostezza, con una fortezza, con dignità. Con incredibile nobiltà d’animo». Poi un appello: «Fratelli, è l’ora storica dell’amore questa, è l’ora storica dell’amore per voi friulani: la solidarietà umana e la carità di Cristo domanda a tutti i friulani che non hanno avuto vittime o danni una solidarietà che sia pari alla dimensione della disgrazia. Sono probabilmente circa 120 mila i senzatetto; sono certo che faremo di tutto, tutti. Ma è anche l’ora storica dell’amore per gli italiani: io sono un povero vescovo, ma il dolore di questa terra penso che mi dia l’autorevolezza di alzare oggi la voce perché da questo Friuli parta un grido: Fratelli italiani, abbandonate gli odi, abbandonate le violenze».

Parole semplici e accorate di un Pastore che racconta la tragedia con le sue conseguenze e chiede al Paese, che attraversa un periodo difficile, di ritrovare la strada della convivenza pacifica.

A destra: mons. Alfredo Battisti, arcivescovo di Udine dal 1972 al 2000

I PRECEDENTI

Era accaduto qualcosa che il nostro Paese aveva già vissuto più volte: agli inizi del secolo, il 30 ottobre del 1901, il terremoto di Salò, in Lombardia; e poi a Magliano dei Marsi, in Abruzzo, nel 1904; il terremoto di Reggio e Messina nel 1908 con le sue circa 120 mila vittime. E una scossa in Carnia, proprio in Friuli-Venezia Giulia, il 27 marzo del 1928. Undici i morti di questo evento sismico.

Ne citiamo solo alcuni, ma l’elenco sarebbe molto lungo. Dal punto di vista scientifico, nulla giustificava considerare l’Italia un Paese esposto al rischio terremoti solo in una parte del suo territorio, eppure nella memoria sociale e nella consapevolezza diffusa, esisteva fino a quel momento una consolidata rappresentazione del rischio che lo delimitava quasi esclusivamente all’area geografica del Mezzogiorno.

LA RISPOSTA SOLIDALE

Immediata la risposta generata in Italia e in ogni parte del mondo. Chiese locali, organismi caritativi, associazioni, singoli cittadini, si attivano per portare il loro aiuto condividendo tempo, energie e competenze. Parte la raccolta fondi per offrire sostegno finanziario nelle modalità più diverse (persone – anche bambini – che offrono i propri risparmi, collette, …). Immediata la disponibilità di tante famiglie ad accogliere nelle loro case anziani, orfani, persone sole.

Con il trascorrere dei giorni avviene un importante passaggio: dalla carità ”elemosina” alla carità ”condivisione”.

Si afferma un modo di essere presente da parte delle Chiese locali che affianca all’intervento emergenziale delle istituzioni, l’attività di animazione con gesti significativi a favore dei più deboli.

Sul piano organizzativo ci si muove come segue: a Udine si costituisce un comitato diocesano e i parroci eleggono un loro rappresentante che avrà il compito di farsi portavoce dei problemi del territorio. A livello civile in ciascun Comune si costituiscono dei comitati locali di cui fanno parte anche i parroci. In ogni parrocchia si organizzano gruppi di volontari che sostengono, stimolano e integrano dall’interno e dall’esterno l’azione dei Comitati comunali. Questa struttura di intervento e animazione si avvale di una radio, “Glesie furlane”, in grado di raggiungere tutto il territorio del Friuli. Caritas Italiana, le Caritas svizzera, austriaca, belga, francese, spagnola, statunitense, maltese assicurano il loro aiuto coordinate da Caritas Internationalis.

Foto dall’archivio de “La vita cattolica” di Udine

I GEMELLAGGI, UN’OPPORTUNITÀ PER TUTTI

Ma non si tratta di assicurare solo sostegno finanziario per i primi interventi di emergenza: Caritas Italiana consegna all’arcivescovo di Udine, mons. Battisti, la somma di 200 milioni e al vescovo di Pordenone, mons. Freschi, 50 milioni. Il resto della somma raccolta viene utilizzata per la costruzione di Centri della Comunità in circa 60 parrocchie; una struttura che consiste in un salone e 2-3 locali adiacenti per dare la possibilità ai cittadini di incontrarsi così da rinsaldare i legami comunitari, per le celebrazioni liturgiche, per il tempo libero dei bambini e dei giovani, per il deposito dei generi di assistenza. In sintesi, un luogo in cui intrecciare le risposte ai bisogni primari e le attività di ascolto e animazione per le comunità stravolte, traumatizzate da un evento catastrofico.

La seconda iniziativa scelta da Caritas Italiana è l’attivazione di gemellaggi tra una Diocesi italiana e una parrocchia colpita in modo da assicurare la continuità dell’aiuto nel tempo, oltre il primo sussulto di generosità, e insieme collaborare per ricostruire anzitutto legami, generare speranza, fare esperienza di fraternità.

Preziosi si rivelano i campi di lavoro, in cui vengono convogliate persone che hanno esperienze professionali in ambito edilizio: ingegneri, geometri, muratori, manovali, idraulici, elettricisti, falegnami, con un impegno minimo di un mese. Per ragioni di efficacia non vengono accettati volontari isolati o in gruppo che non siano stati prima autorizzati o presentati dalle Caritas diocesane.

Foto dall’archivio de “La vita cattolica” di Udine

UNA CHIESA VIVA

Si manifesta, in un momento così tragico, una Chiesa italiana viva, che poggia la sua vicinanza e la sua azione su una delle più belle realtà emerse dal terremoto: il legame profondo dei sacerdoti con le loro comunità e la loro presenza operosa. Dopo i primi momenti di sconcerto e smarrimento, questi sacerdoti li troviamo a fianco dei propri parrocchiani a scavare tra le macerie per salvare vite, nel ruolo di coordinatori locali dei soccorsi e di distribuzione viveri, punti di riferimento nell’ascolto delle persone.

Chiesa, Piazza, Comune: i luoghi dove convogliare la sofferenza e intrecciarla al desiderio di rialzarsi.

Si manifesta anche in questa tragica circostanza una visione di Chiesa che fa propria l’icona del Buon Samaritano, attenta a quel che accade, alle persone, ai loro drammi e alle loro fragilità e si mette accanto per riprendere insieme il cammino. In poche parole, vivere in pienezza la carità. La Caritas ne è lo strumento. Non il solo, mai da sola.  


APPROFONDIAMO

1977 | Mons. Rinaldo Fabris: “Al di qua dei cancelli: un vangelo per i poveri. La Chiesa friulana nel terremoto ” >>

1986 | Mons. Giuseppe Pasini: “Friuli a dieci anni dal terremoto. Riflessioni e prospettive per l’impegno della Caritas” >>

2006 | Reportage “Italia Caritas”: “Friuli, quando l’Italia si scoprì capace d’aiuto” >>

2006 | Mons. Vittorio Nozza: “I gemellaggi e il volontariato nella ricostruzione della speranza” >>

“Il Friuli vi ringrazia di cuore e non dimentica”

Archivio rubrica “Memorie per il futuro”

Aggiornato il 05/07/24 alle ore 09:17