Homeless, il mio nome è Nessuno
Lasciarsi tutto alle spalle, per vivere ai margini della società. È la condizione, praticamente mai la scelta, che contraddistingue l’esistenza di molti “invisibili”: barboni, secondo una denominazione dispregiativa, o più romanticamente clochard, o più correttamente “persone senza dimora”.
Che l’interesse verso la loro realtà stia crescendo, pare innegabile, anche a seguito del considerevole intensificarsi quantitativo del fenomeno dell’homelessness, oltre che per il diffondersi della paura e del senso di fastidio, se non addirittura di repulsione, che mote persone nutrono nei loro confronti.
Ma dietro la vetusta e deviante immagine del vagabondaggio, del barbone-ribelle, del clochard-poeta, si cela un mondo di miseria e solitudine. Inoltre, oggi anche in Italia e nel mondo avanzato le persone che vivono sulla strada non siono che la punta di un iceberg, come racconta Federico Bonadonna Il nome del barbone. Vite di strada e povertà estreme in Italia (DeriveApprodi, pagine 220). L’autore ha passato quasi un anno tra le persone senza dimora, raccogliendo le loro storie di vita, guardando alle loro capacità di adattamento, seguendo i loro itinerari urbani. Ne emerge un racconto vivo e realistico della quotidianità di un “popolo” ai margini, e delle “motivazioni” che inducono una scelta di vita la quale, in realtà, è un approdo terribile e non voluto.
È specialmente in inverno che il popolo del silenzio soffre. Immerso nella propria solitudine, con una bottiglia di vino a riscaldare il cuore e spazzare via i ricordi. La strada non rifiuta né disprezza il popolo dei miserabili. La strada diventa la nuova casa. Accoglie tutti, senza distinzioni: i reietti, i derelitti, i disperati. Ma non promette niente. Li nutre, li violenta, li uccide, li ama. E così, fino alla prossima alba. Ma dietro quei volti ci sono drammi, vissuti umani, storie di rassegnazione e di abbandono. Un sociologo, Angelo Romeo Non chiamateci barboni. Il Vangelo tra i poveri (Edb, pagine 152) racconta le loro storie partendo da Roma e spingendosi fino a Calcutta, facendo emergere un’umanità impaurita, disillusa, ma pronta a risorgere quando qualcuno la ridesta, magari anche soltanto con un abbraccio, e le presta ascolto.
Ma c’è anche chi reagisce. Come chi ha fondato “Clochard alla riscossa”, una sorta di sindacato dei senza-casa. Per Wainer Molteni Io sono nessuno. Storia di un clochard alla riscossa (Dalai Editore, pagine 214) gli homeless non sono parassiti, ma persone che hanno sogni e talenti da realizzare. Il libro racconta una storia paradossale ed esemplare di speranza, che restituisce a tanti uomini sfortunati la dovuta dignità.