05 Marzo 2025

“10 storie” per accendere la Speranza

Dalla Caritas di Ales-Terralba, un progetto che coinvolge i giovani spronandoli a non perdere la speranza e a farsi ispirare dalle storie di chi si è speso per la comunità

In occasione del Giubileo del Volontariato, che si terrà l’8 e il 9 marzo 2025, raccontiamo alcune esperienze di chi opera come volontario nelle Caritas diocesane. Il loro impegno, spesso silenzioso ma fondamentale, rappresenta un pilastro di solidarietà e speranza nelle comunità locali. Storie di accoglienza, ascolto e aiuto reciproco, in cui il volontariato diventa non solo un servizio per gli altri, ma anche un percorso di consapevolezza e crescita personale.  

L’equipe giovani della Caritas diocesana di Ales-Terralba, da cinque anni porta avanti il progetto “10 storie”, promosso dalla fondazione Santa Mariaquas con l’Istituto di Scienze Religiose “Mons. G.M. Pilo”, la Pastorale Giovanile e Vocazionale diocesana e il Sistema Bibliotecario Monte Linas, un progetto dove le persone possono raccontare e soprattutto raccontarsi, condividendo le loro storie personali.  

I ragazzi con uno degli ospiti della 4ª edizione di “10 storie”, il capitano del Cagliari, Leonardo Pavoletti

“Ci sembra importante incontrare i ragazzi in una fase delicata della vita, fatta di scelte determinanti per il futuro, in un momento storico complesso e in una terra in grave crisi economica”, spiega il direttore della Caritas diocesana di Ales-Terralba don Marco Statzu.

“Vogliamo incoraggiare i ragazzi a cercare la propria strada, ad avere fiducia in sé stessi cogliendo tutte le opportunità formative che potrebbero servirgli in futuro per realizzare i propri sogni”

La Caritas offre un sostegno alimentare ed economico, quando serve, ma cerca soprattutto di affrontare e contrastare un’altra grande povertà di questo territorio, quella educativa. Il progetto 10 Storie è stato ideato per contrastare la dispersione scolastica che in questa zona ha numeri impressionanti” – continua il direttore.

Stefania Pusceddu, giornalista ed operatrice Caritas, ci ha raccontato come è nata l’idea di creare il format “10 Storie”, un ciclo di incontri nei quali figure di spicco della comunità condividono con i ragazzi dell’ultimo anno degli istituti superiori del territorio diocesano le loro storie, fatte di sacrifici, passione, impegno e dedizione.  

Nel 2024 si è tenuta la edizione del progetto, con 10 nuove storie da raccontare. Dieci ospiti, che provengono dal mondo della musica, della comunicazione, delle forze dell’ordine, della moda e della ristorazione: persone di spicco che possono essere d’ispirazione per questi giovani, e che possono accendere in loro una speranza per la loro vita lavorativa.  

I ragazzi con un ospite della 3ª edizione di “10 storie”, Manu Invisibile

“L’obiettivo è favorire nei giovani l’assunzione di scelte più consapevoli, motivate da valori come umiltà, sacrificio, impegno, passione e solidarietà, che non vengono presentati ma incarnati in storie di vita concreta”. 

In una zona come quella della Diocesi di Ales-Terralba, nella Sardegna sud-occidentale segnata dal progressivo spopolamento, per i giovani l’unica soluzione sembra quella di dover fuggire verso le città in cerca di opportunità. In questo contesto, “10 Storie” rappresenta un’importante risposta sociale, ingaggiando la sfida di risvegliare i giovani in una terra che spesso li fa sentire ignorati. 

Progetti di questo tipo non solo danno voce ai ragazzi, ma creano degli spazi “sicuri” di condivisione e di crescita, rafforzando il loro legame con il territorio e offrendo nuove prospettive per il futuro. Raccontare le storie di chi sceglie di restare o di chi immagina un ritorno è il primo passo per invertire la tendenza e ridare speranza e fiducia ad un territorio che ha ancora molto da offrire.  

Questi momenti di condivisione non sono solamente degli incontri orientativi per sensibilizzare le nuove generazioni, ma rappresentano un momento di formazione e di crescita personale anche per gli adulti coinvolti nel progetto. Infatti, come ci ha raccontato Stefania: 

“Il progetto non finisce quando finisce la puntata. Nel corso delle edizioni si è creata una vera e propria comunità, un gruppo, una famiglia. L’unico obiettivo non è quello di formare e orientare i ragazzi per le loro scelte future, c’è anche molta cura della convivialità, l’interesse di costruire dei legami che durino nel tempo”.  

Aggiornato il 06/03/25 alle ore 18:03