Anna e Giovanna, il lavoro è dignità
Anna, 50 anni, non riusciva a ritrovare un lavoro. Lo scorso autunno ha accettato un impiego stagionale nel settore agricolo, che le avevano proposto dopo che aveva chiesto aiuto alla Caritas. Era disponibile anche a spezzarsi la schiena in campagna. Ma, l’azienda, un frantoio, non solo ha preferito assegnarle un incarico in ufficio, ma finita la stagione l’ha riconfermata per altri sei mesi.
Giovanna, 35 anni, temeva di dover chiudere il suo negozio di parrucchiera e lasciare a casa le sue due collaboratrici. Non sapeva a chi rivolgersi per uscire dalla situazione. L’aiuto le è arrivato da chi meno se lo aspettava. Con il contributo finanziario ottenuto tramite la diocesi, ha potuto superare le difficoltà e non ha licenziato le sue dipendenti.
Anna e Giovanna sono le beneficiarie di due progetti sperimentati tra il 2018 e il 2020 dalla Caritas della diocesi di Viterbo. Ora che la pandemia ha aggravato la situazione economica e sociale di un territorio che non era mai del tutto uscito dalla grande crisi del decennio precedente, l’ente diocesano ha deciso di rilanciare entrambi i programmi, facendoli confluire in un sistema di aiuti economici volto al sostegno tanto della micromprenditoria quanto dei lavoratori.
«Il tessuto produttivo del nostro territorio è fatto da tante piccole imprese nei settori dell’artigianato, del commercio e dell’agricoltura – spiega Francesca Durastanti, agronoma e consulente della Caritas diocesana –. Imprenditori e lavoratori vivono l’uno accanto all’altro, si sentono parte di una sola famiglia. Sostenere i primi significa aiutare i secondi e arrestare un processo di impoverimento che, a causa delle limitazioni imposte per proteggerci dal Covid, rischia di avere una forte accelerata. Come mostrano i dati preoccupanti che stanno arrivando in questi mesi ai centri di ascolto parrocchiali ».
Preservare i livelli occupazionali
Per questa ragione il progetto “Lavoro e dignità”, finanziato con i fondi dell’otto per mille, prevede due linee di intervento. La prima cerca di reinserire disoccupati nel circuito produttivo, approfittando delle opportunità offerte dal mercato dei lavori stagionali in agricoltura, settore ancora solido nel Viterbese. La Caritas propone alle imprese di sottoscrivere una convenzione, in base alla quale l’imprenditore che assume il lavoratore riceve un contributo finanziato dalla diocesi. L’aiuto è di 400 euro al mese per ogni lavoratore per la durata della stagione, in genere 6 mesi, a fronte di uno stipendio minimo di 500 euro pagato dall’azienda, la quale si fa carico anche degli oneri contributivi e previdenziali.
La seconda linea di intervento è dedicata ad aziende di ogni settore che sono in crisi, ed è volto a preservare i livelli occupazionali. Anche in questo caso al centro resta il lavoratore. Le imprese rispondono a un avviso pubblico. La Caritas redige una graduatoria sulla base di criteri oggettivi (perdita di fatturato, numero di dipendenti con figli a carico, accesso ad altre forme di sostegno al reddito di impresa); poi, in seguito a colloqui individuali volti a valutare la condivisione degli obiettivi, si stipulata un accordo tra diocesi e imprenditore: la prima si impegna a erogare un contributo economico, il secondo si assume l’obbligo di mantenere al lavoro i propri dipendenti, in un numero e per un tempo congrui rispetto al contributo offerto.
La sperimentazione ha dato buoni risultati. A diversi lavoratori sono stati proposti inserimenti più stabili: contratti part time sono diventati a tempo pieno
La sperimentazione di questi aiuti, negli anni passati, ha dato buoni risultati. Tra 2018 e 2020, sono stati 46 i disoccupati assunti come stagionali in agricoltura. Le imprese li hanno retribuiti in media con stipendi di 750 euro al mese, quindi oltre il minimo stabilito dall’accordo per l’accesso al contributo. A diversi di questi lavoratori sono stati poi proposti dalle stesse aziende inserimenti lavorativi più stabili per il resto dell’anno: per esempio contratti part time sono diventati a tempo pieno, quindi la retribuzione è aumentata. Nel corso del 2020 inoltre sono stati 10 gli imprenditori che hanno ricevuto il sostegno per l’occupazione. Il contributo, pari in media a 2 mila euro, ha permesso di salvaguardare circa 40 posti di lavoro.
«Proprio gli esiti dei due progetti ci ha convinto a proseguire in un momento che si si preannuncia drammatico – afferma la Durastanti –: le richieste di lavoro ai centri di ascolto sono raddoppiate, dopo la pandemia. Prima erano pochissimi gli italiani che erano disponibili a fare la stagione in campagna. Ora abbiamo la fila». Che va assottigliata, dando fiducia e risorse a chi cerca e a chi offre lavoro.
Aggiornato il 02/09/21 alle ore 15:19