Tutto il bello che c’è!
Il gruppo di giovani toscani ad Alessano
Esistono esperienze che cambiano la vita. Esperienze che entrano dentro e che dopo averle fatte niente è più come prima. Esperienze che segnano il tuo carattere per sempre e ti fanno prendere consapevolezza di quello che sei e di ciò che vuoi diventare. Esperienze che ti fanno cambiare prospettiva… punto di vista.
L’Anno di Volontariato Sociale (AVS)* con la Caritas diocesana di Pisa è stato tutto questo per me, un anno di riflessione, di conoscenza di me stessa e di come voglio relazionarmi con il mondo che mi circonda, ma soprattutto un anno in cui ho sperimentato attivamente l’importanza del “dono di sé” sul territorio e in contesti di fragilità.
Ci sono tre parole che mi vengono in mente quando penso all’anno appena trascorso: tempo, scoperta e speranza.
TEMPO
Penso al tempo perché oggi tutto scorre veloce, non si ha tempo per niente e per nessuno, tutto gira intorno alla corsa per arrivare primi, secondo regole di meritocrazia che premiano solo chi ha pari opportunità e pari risorse… ma se una di queste due variabili dipendenti cambia? Cosa succede a chi rimane indietro? Cosa succede a chi ha tempi diversi? O opportunità diverse?
Siamo abituati a pensare che l’unica risposta a questa domanda sia: «Non hai corso abbastanza, non ti sei impegnato abbastanza» o ancora: «Non ci tenevi abbastanza, perché chi vuole una cosa con l’impegno la ottiene. Sempre!». In questo anno, invece, ho capito che non è così!
Che per veder germogliare un fiore c’è bisogno di tempo, di risorse e di energie personali, ma c’è anche bisogno di qualcuno che ti dedichi tempo. Tempo per ascoltarti, per indirizzarti, per farti scoprire cosa c’è di nuovo e cosa c’è di bello. Tempo per sbagliare, per pentirsi di una scelta fatta, consapevoli di avere qualcuno che cammina al tuo fianco, aspettando i tuoi tempi per sorreggerti quando e se ne avrai bisogno.
Ho anche avuto, però, la grande fortuna di ricevere tanto tempo da parte degli altri… Il tempo dei giovani a scuola o nelle parrocchie, che hanno ascoltato ciò che avevamo da dire come Caritas e come Chiesa, il tempo dei miei colleghi che mi hanno supportata e sopportata durante questo anno, stimolando la mia creatività e aiutandomi nei momenti di fragilità personali, il tempo di tutti i volontari con cui ho lavorato e che hanno fatto attivamente parte di questa meravigliosa esperienza.
SCOPERTA
La seconda parola a cui penso è “scoperta”. Tutto quest’anno è stato caratterizzato da continue scoperte! Scoperte di territori, comunità, servizi, esperienze, progetti e capacità o limiti personali. Ho scoperto realtà di cui non avevo mai sentito parlare prima, racconti e testimonianze di persone che ogni giorno cercano di fare la differenza nella società, storie di fragilità, di ingiustizie e disumanità che ti fanno capire che bisogna alzarsi e mettere in moto processi di cura e di pace.
Anche dal punto di vista personale, quest’anno è stato un anno di scoperta di me stessa. Ho scoperto abilità che non credevo di avere e mi sono anche resa conto dei limiti personali su cui devo lavorare. Ho scoperto come gestire il mio carattere in relazione, e non in scontro, con l’altro mettendo al centro l’ascolto e le diverse prospettive con cui può essere vista e interpretata una determinata situazione.
Ho scoperto cosa significa credere in un progetto che si pone come obiettivo di mettere al centro gli ultimi.
Quando ti prendi cura di qualcosa o di qualcuno non lo fai “part-time” e non lo fai con delle aspettative. Lo fai e basta, consapevole che l’attenzione e l’amore che ci hai messo rimarrà in circolo e sarà fonte di energia per te stesso e per l’altro perché «tutto passa, solo l’amore resta».
SPERANZA
L’ultima, ma forse più importante parola che collego all’esperienza fatta quest’anno è “speranza”. Per noi giovani la speranza è tutto. Speranza di trovare un posto nel mondo, speranza di realizzarsi, di raggiungere i propri obiettivi, di amare ed essere amati, di trovare un mondo che ci accolga e che non ci giudichi. La speranza però va alimentata e per fare questo bisogna ricercarla ogni giorno nei piccoli e nei grandi gesti.
Durante quest’anno grazie a tutte le esperienze di amore verso l’altro che ho fatto, la mia speranza di giovane donna che è in cerca di un mondo più giusto e solidale, è stata di certo alimentata.
di fare la differenza e di credere che un mondo migliore esiste e comincia dove inizia il tuo interesse e la tua partecipazione.
DON TONINO
Il mio anno di AVS è giunto da poco al termine e sicuramente tra i tanti ricordi ed esperienze che porterò nel cuore c’è il viaggio che ho fatto qualche giorno fa ad Alessano (LE), promosso e organizzato dalla Caritas diocesana di Firenze. Insieme ad altri venti giovani del servizio civile, dell’AVS e di YOUng Caritas ho vissuto tre giorni alla scoperta dei luoghi significativi di don Tonino Bello.
Don Tonino ha donato la sua vita agli altri, agli emarginati, ai poveri e agli esclusi. Don Tonino incontrava la gente, si interessava delle loro storie, aveva cura di tutti e faceva in modo di dedicare a ciascuno abbastanza tempo. Don Tonino credeva nei giovani e dava loro speranza e coraggio, per appassionarsi alla loro età così da “cambiare il mondo e non lasciarlo cambiare agli altri”, per essere critici, per avere coscienza e per non omologarsi alla mentalità corrente.
Quando conosci la vita e le opere di Don Tonino, è facile rimanerne colpito e affascinato. Conoscere e visitare il territorio e i luoghi che lo hanno visto crescere e diventare quello che è diventato, è stato emozionante e mi ha fatto riflettere su come
* L’Anno di Volontariato Sociale è un’esperienza proposta dalla Caritas fin dagli anni ’80 e rivolta alle ragazze – nonché ai ragazzi non soggetti agli obblighi di leva. Consiste nello svolgere un anno di servizio a tempo pieno e gratuito.
Aggiornato il 25/10/23 alle ore 08:01