La luce di certe parole

Una nuova rubrica torna a illuminare parole significative per l’azione delle Caritas

Caritas italiana ha ormai superato i 50 anni di vita e i protagonisti della sua fase fondativa sono per lo più scomparsi. La storia – soprattutto quella del primo decennio – è consegnata alla memoria di chi ha visto muovere i primi passi, ma anche alle pubblicazioni che sin dalla sua istituzione hanno contraddistinto il  servizio di questo organismo della Conferenza episcopale.

Il volume “Dentro il welfare che cambia. 50 anni di Caritas al servizio dei poveri e della Chiesa” ha percorso entrambe le strade, lavorando sulla produzione culturale conservata nel suo Centro di Documentazione di via Aurelia 796 e intervistando quanti sono stati testimoni delle diverse fasi di lavoro, che l’hanno vista protagonista dentro, appunto, la storia del nostro Paese e della Chiesa italiana del post-concilio.

Non si può capire Caritas italiana e il suo agire pastorale fuori da queste due coordinate essenziali: la Chiesa italiana con il suo cammino post-conciliare e la storia concreta del nostro Paese e non solo, con i suoi drammi e tensioni.

Se si separano le parole di Caritas italiana e le scelte effettuate da quel contesto vitale, esse rimangono slogan o parole d’ordine che non restituiscono le caratteristiche peculiari della pastoralità del suo agire e del discernimento operato da chi aveva negli anni la responsabilità di un servizio.

Nei prossimi articoli di questa nuova rubrica tenteremo di ridare, quindi, luce a parole significative per l’azione delle Caritas, illuminando il contesto all’interno del quale alcuni gesti venivano realizzati o alcune riflessioni venivano pronunciate.

Ci prenderemo e vi chiederemo del tempo per offrire testi, tracce e testimonianze, in un contesto che ormai appartiene alla storia – seppur recente – del nostro Paese e che tuttavia può vivificare il nostro presente ormai lontano da quei primi anni, salvaguardando la relazione che lega il passato all’attualità.

SI PARTE DAL VOLONTARIATO

La prima parola sulla quale vorremmo soffermarci è “volontariato”. Ripartendo da anni in cui questa parola non solo non era usurata o confusa tra altre, come spesso capita oggi, ma addirittura emergeva come un modo nuovo di essere cittadini, del tutto inedito per quel tempo. Un tempo in cui, senza esagerare, essere volontari scatenava nell’immaginario comune, per prima cosa, i soldati che si offrivano per missioni di guerra difficili.

Nella nuova e originale interpretazione proposta, essere volontari e “fare volontariato” divenivano una nuova forma di impegno civico e sociale, a fronte della crisi che cominciava ad affacciarsi rispetto alla militanza tradizionale nei partiti e nei sindacati, pure ancora soggetti sociali rilevanti nella vita del Paese.

Questa rubrica metterà a disposizione testi tratti da “Italia Caritas” e “Italia Caritas documentazione”, strumenti editoriali rispettivamente di diffusione e approfondimento, nonché altri documenti che restituiscano la concretezza del lavoro svolto.

Aggiornato il 26/01/24 alle ore 12:54