Sri Lanka, lacrima che affonda
La casa di Sahan è bella.
Resta sempre “l’isola paradisiaca”, con la sua luce piena di sole e di caldo, con il verde delle foglie declinato in più sfumature di quante la mente ne possa immaginare; resta pure la casa della serendipity, la felicità eterea che nasce da una sorpresa inaspettata. Ma sempre più, di questi tempi, lo Sri Lanka incarna un’altra delle sue icone distintive: la lacrima dell’India.
Quasi a fungere da appendice triste di qualche cosa di più grande, un prodotto emotivo di forze maggiori, un apporto effimero. Acqua nell’acqua dell’oceano Indiano.
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Come tutti i paesi del mondo, anche lo Sri Lanka, relativamente piccolo e apparentemente facile da governare, ha subito e sta subendo gli effetti della pandemia.
Dal punto di vista sanitario la situazione non è poi cosi grave: ci sono stati molti contagi e morti, ma sempre in numero ridotto, percentualmente parlando, rispetto alle cifre sproporzionate della vicinissima India o della lontana Europa. Il sistema di sanità pubblica, unitamente a politiche di controllo abbastanza dure, con lunghi lockdown mantenuti tali anche con la repressione, è riuscito a gestire abbastanza bene la situazione epidemica e ad assicurare a molti le cure necessarie. O almeno questo raccontano i numeri ufficiali di un paese che sta dimostrando una elevata capacità vaccinale, ma una bassa efficacia nel testare la popolazione per prevenire il diffondersi di nuovi focolai.
Il sistema di sanità pubblica, insieme a dure politiche
di controllo, è riuscito a gestire abbastanza bene
l’epidemia. O almeno questo dicono i numeri ufficiali
Patteggiare con la verità
Sahan ha avuto per una settimana mal di gola e tosse, un forte raffreddore e brividi. È andato dal medico che gli ha prescritto, contrariamente a tutti i protocolli sanitari del Paese, antinfiammatori e paracetamolo. Dopo quattro giorni Sahan è tornato al lavoro, forte dei suoi 20 anni, a caricare e scaricare casse di pesce per il mercato interno e internazionale. Ma dopo pochi giorni di nuovo è tornata la tosse. Cosi, finalmente, un tampone ha certificato la positività al Covid. Una settimana di isolamento, qualche colpo di tosse, un po’ di febbre, un nuovo tampone, e Sahan è tornato libero di lavorare.
Nel frattempo al porto, dove scarica e carica il pesce, più di metà dei suoi colleghi era stata costretta a rimanere a casa causa Covid. Chamindu non ha contratto il virus, ma ne è stato colpito lo stesso. Da quando ha fatto l’esame di maturità la scuola è stata chiusa per la pandemia. Di solito, in Sri Lanka, per ottenere la correzione e la valutazione degli esami di stato del primo ciclo servono, sorprendentemente, almeno quattro mesi. E in questo tempo spesso una parte della popolazione studentesca si disperde, o perché trova un impiego anche non qualificato ma più redditizio dello studio, o perché si lascia irretire dall’ozio, dall’alcol e dalle compagnie.
La pandemia ha esteso questo tempo di attesa e ha anche amplificato le problematiche sociali che esso porta con sé. Chamindu è stato infatti fermato dalla polizia settimana scorsa, mentre con alcuni amici, a suo dire, scattava fotografie in una zona remota della laguna. La squadra narcotici, invece, accorsa sul posto dopo la chiamata di un cittadino, è convinta che il gruppo stesso fumando erba. E un mozzicone di spinello è la prova di ciò, dicono. Chamindu una volta in tribunale si è dichiarato, cosi come gli altri del gruppo, colpevole, anche se continua a sostenere di non esserlo. Ritiene infatti che in Sri Lanka dire la verità non paghi, e per evitare la carcerazione preventiva ha in qualche modo patteggiato con la propria integrità, o con la verità.
Ora spera che la sua fedina penale non sia intaccata da questo episodio: deve infatti andare in Italia tra qualche mese, al seguito di suo padre, che dopo tanto insistere e una lontananza di oltre 15 anni ha deciso finalmente di prenderlo con sé.
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Gli effetti della pandemia sono molto evidenti anche sull’istruzione: il numero di giovani e bambini che ha abbandonato gli studi dopo il lockdown, o a causa di esso, è allarmante, così come il calo di qualità nell’apprendimento dei giovani, indistintamente maschi e femmine, anche a causa del digital divide.
Molti studenti, dopo le chiusure e dopo la crisi economica iniziata nel 2020, non hanno più avuto i mezzi economici per accedere all’istruzione; altri si sono “persi” nella vacuità sospesa del “Covid sociale”, oppure i corsi stessi – formazione tecnica e professionale, ma anche parauniversitaria – sono stati cancellati o interrotti.
Dietro tutto, la crisi del debito
Jayanath è in coda da oltre un’ora e ancora non si vede l’ingresso del negozio. Come lui, altre decine di padri di famiglia attendono il turno per l’acquisto di una bombola di gas. Il prezzo è andato alle stelle la settimana scorsa, e per la prossima si vocifera che diventerà extra-siderale.
Settimana scorsa Jayanath faceva una coda simile per acquistare un sacco di cemento: le forniture nel paese scarseggiano, alcuni beni – appunto come gas e cemento – arrivano solo una volta ogni due o tre settimane e i prezzi di moltissimi beni sono incontrollabilmente al rialzo.
Le politiche del governo sembrano andare nella direzione opposta alla protezione dei propri cittadini: la crescita dei prezzi dei beni di prima necessità, a suon di 10 rupie alla volta, sembra non vedere fine. La pressione sulle famiglie diventa sempre più forte e le recenti rassicurazioni del governo, di fatto, preoccupano ancora di più.
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Jayanath e gli altri faticano a far bastare i soldi. E questo pare imputabile a un variegato ventaglio di cause. Anzitutto, alla base del rialzo dei prezzi vi sono le importazioni a singhiozzo, causate dalle insicurezze sanitarie della pandemia. In questo scenario, viene poi permesso alle industrie di stabilire in autonomia i costi al dettaglio di alcuni beni, anche di prima necessità. Ma dietro tutto ciò si nasconde la crisi del debito di un paese da molti anni stretto nella morsa dei prestiti esteri, principalmente cinesi, ma non solo.
Non solo l’innalzamento dell’oceano
Angelia è tornata nell’isola da qualche anno, dopo aver trascorso quasi un decennio negli Stati Uniti: l’ultimo picco in basso della curva dello shock culturale l’aveva vinta, e il richiamo del verde smagliante dello Sri Lanka l’aveva ammaliata. Ora, pur memore delle fatiche di allora, ben conscia delle notti passate a cercare un senso di identità sospesa tra due mondi, aspetta solo di ripartire.
Anche Sahan è stanco del pesce e sogna un lavoro qualsiasi in Romania: da lì, dicono, il salto verso l’Europa, quella ricca, è più facile e in molti giovani, da mesi, tentano la pista rumena.
Sahan è stanco del pesce e sogna un lavoro qualsiasi
in Romania: da lì, dicono, il salto verso l’Europa ricca è
più facile. Così, molti giovani tentano la pista rumena
Chamindu, forse tenendo tra le dita uno spinello, scruta ogni giorno le e-mail per vedere se l’ambasciata ha risposto alla domanda di visto.
Jayanath, che si arrovella nella notte per far quadrare i conti, sogna per Ishara, il figlio diciottenne, studente capace che non vede un’aula da mesi, appeso alle bizze di un segnale internet che nelle campagne si affida ai venti e alle tempeste monsoniche, un futuro all’estero, Canada o Italia. D’altronde l’università pubblica, in Sri Lanka, è ostaggio di fazioni politiche, di gruppi di docenti e studenti in grado di bloccare per anni gli insegnamenti, oltre che di un sistema che pare creato apposta per lasciare indietro gli studenti.
Prasanna, che ha orgogliosamente votato per l’attuale governo, continua a emettere biglietti aerei nell’agenzia di viaggio per cui lavora, ma sta solo aspettando il momento in cui, venduto il negozio di estetista della moglie, potrà emettere il proprio biglietto di volo. Lui e Sandika sanno che per i propri figli non c’è via di sviluppo e, anche loro, hanno perso ogni fiducia e speranza non solo in questo specifico governo, ma anche in un futuro diverso.
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Lo Sri Lanka, avvolto nel verde smagliante della natura, coccolato nel caldo sole dei tropici, lentamente pare affondare, non solo per l’innalzamento degli oceani, ma nel debito pubblico, nelle diseguaglianze e nella crescente sfiducia della popolazione.
E una buona parte dei suoi giovani si proietta in un altrove futuro, idealizzato e sempre sorridente.
A neutralizzare, quasi per magia, la lacrima dell’India.
Aggiornato il 18/11/21 alle ore 15:31