Giovani videomaker crescono
Hanno imparato facendo. Un approccio pratico all’apprendimento che ha portato 30 ragazzi tra i 14 e i 19 anni ad acquisire i rudimenti del videomaking realizzando quattro lavori di circa due minuti ciascuno per raccontare altrettante opere segno della Caritas di Faenza-Modigliana. Un’attività che li ha visti impegnati per oltre un mese della scorsa estate. Un modo per interessarli o confermare un loro interesse che avevano già manifestato e nel contempo fornire un primo spunto di riflessione per un’eventuale futura professione (o passione), poiché quella del videomaker è una figura sempre molto richiesta nel mercato del lavoro.
Il corso di videomaking “Costruire immagini” è stato promosso dalla Caritas diocesana di Faenza-Modigliana e dall’associazione costola dell’ente, Farsi Prossimo ODV. A guidare il corso, giovane tra i giovani, il videomaker Lorenzo Venturelli, sia nella prima parte, propedeutica all’uso della camera per le inquadrature, le riprese, … poi per il lavoro sul campo e infine nell’ultima parte, quella riservata al montaggio. E tra gli operatori video che hanno accompagnato i ragazzi c’è Francesco Morelli, che è anche e soprattutto operatore per la comunicazione e la progettazione di Farsi Prossimo: «Il corso ha messo insieme l’apprendimento di certe tecniche e la conoscenza di esperienze di solidarietà nelle quali forse le ragazze e i ragazzi non si sarebbero mai imbattuti. E la cosa bella è che hanno cercato subito di andare al cuore di ciascuna esperienza, cercato di capire quali elementi portare in evidenza per raccontare al meglio e sensibilizzare gli eventuali fruitori dei video».
Per tutti, sia coloro che hanno intenzione di approfondire perché vorrebbero diventasse una professione, sia chi ha voluto provare un’attività che li affascina anche se hanno altri progetti, è stata un’esperienza che è valsa la pena fare, per conoscere persone e cose nuove e conoscersi: ascoltare gli altri, lavorare poi su parole e sguardi che le persone intervistate hanno detto, anche davanti a una telecamera, è sempre un modo per conoscere di più se stessi.
Il primo video del corso di videomaking è dedicato all’opera segno “TERRA CONDIVISA”, un orto sociale che fornisce a persone in situazione di fragilità competenze utili per il lavoro agricolo e per l’inserimento nella comunità.
Francesco Baccaro è uno dei quattro ragazzi che hanno realizzato il video di “Terra condivisa”. Ha 18 anni e frequenta il quinto liceo scientifico a Faenza: «È stato tutto davvero interessante. Mi è piaciuto molto, in particolare, vedere come il videomaker che ha tenuto il corso suddividesse ogni tipologia di inquadratura secondo un ben preciso scopo e quindi non desse un valore solo visivo, estetico all’inquadratura ma un valore per il messaggio che si vuole lasciare a chi guarda il video. La parte, però, che sicuramente ho amato di più è stato il videomaking di per sé, perché è proprio quello il momento in cui puoi dar sfogo alla tua creatività e plasmare la tua creazione secondo tantissime funzionalità del programma come possono essere le transizioni, i tagli, le scritte in sovraimpressione. Durante le riprese abbiamo cercato di essere professionali: abbiamo fatto in modo che le riprese documentassero la realtà, volevamo proprio cogliere i lavoratori di “Terra condivisa” “in flagrante”, cioè con le mani in pasta, far vedere il loro lavoro da vicino, togliendo più barriere possibili. Non siamo esperti nel campo, però ci abbiamo provato, abbiamo cercato di dare il meglio. E ci siamo divertiti».
E la realtà che ha cercato di raccontare attraverso il video è stata per Francesco anche un’occasione di riflessione: «Grazie al corso abbiamo avuto la possibilità di conoscere da vicino tutti i vari aspetti delle attività che svolgono i volontari di “Terra condivisa”, quindi non solo il lavoro nella terra dei contadini, ma anche quello dei volontari nella sede che smistavano i prodotti, li assegnavano a determinati clienti, … Insomma, tutti i vari aspetti del lavoro che quell’opera segno muove».
Ascolta l’intervista a Francesco Baccaro.
Per Francesco l’attività di videomaking è un modo per esprimere la propria creatività. Vuole migliorare in questo campo, saperne sempre di più, ma ha altri progetti per il futuro. Solo pura passione anche per Emma Casanova, 19 anni, da quest’anno studentessa universitaria. Anche lei nel gruppo dei ragazzi che hanno raccontato “Terra condivisa”: «Mi ha colpito molto vedere questa bella possibilità che Caritas Faenza dà alle persone più bisognose di crearsi un futuro attraverso l’orto sociale. Non lo conoscevo e la trovo una cosa davvero positiva». Quanto al corso: «Tante le nozioni di ripresa, di montaggio che ci sono state insegnate, ma bello anche il contesto che ora si è creato: ci sentiamo ancora con quelli del videomaking e ci offrono nuovi progetti per mettere in pratica quello che abbiamo imparato. Ad esempio presto faremo delle riprese presso la ludoteca di Faenza, realizzeremo un video per la ludoteca».
Ascolta l’intervista a Emma Casanova.
“DRESS AGAIN” vuole dare una seconda vita agli abiti usati donati e inutilizzati. È anzitutto un progetto di integrazione volto a dare un’opportunità di lavoro a persone svantaggiate che, attraverso il recupero di prodotti di scarto, creano prodotti di moda insieme a delle sarte professioniste, a volontari e operatori del progetto. A “Dress Again” è dedicato il secondo video del corso per videomaker.
L’ACCOGLIENZA DEI PROFUGHI UCRAINI a Faenza è il tema del terzo video delle ragazze e ragazzi del corso.
Si parla invece del CENTRO DI ASCOLTO nel quarto e ultimo video del corso di videomaking promosso da Caritas diocesana di Faenza-Modigliana e Farsi Prossimo ODV.
Quattro lavori, quattro racconti per immagini che testimoniano la sensibilità e il desiderio di capire di un gruppo di ragazzi. Sono stati invitati a imparare una cosa nuova, che però tanti di loro desideravano fare da tempo. E proprio il tempo dirà per quanti di loro il corso ha fatto scoccare la scintilla. Per tutti, già da ora, il ricordo di un’esperienza bella e la possibilità (come ci ha detto Emma) di continuare a esprimersi attraverso una videocamera. | fine
Ha collaborato alla “costruzione” dell’articolo: Angela Montagner