Il pane. Cibo, segno, strumento
Una foto della mostra “Tornare al gusto del pane”
Ben venga l’iniziativa di Dubai con i distributori di pane gratuito per le persone più povere installati in vari punti della città. Però un articolo su iniziative collegate al pane ha anche bisogno che queste a loro volta rimandino alla storia, la simbologia, le tradizioni, la religione. La coesione. E allora parliamo di due eventi che hanno avuto al centro l’alimento più semplice e antico, per i quali esso è stato segno di tante cose. E strumento di solidarietà. Andiamo a Brescia, dove anche quest’anno l’Avvento si è aperto con la Giornata del pane. E subito dopo ad Avezzano, dove la diocesi ha allestito la mostra “Tornare al gusto del pane”, visitata dagli operatori della Caritas di Andria, che hanno deciso di portarla anche nella città pugliese. Perché nelle nostre comunità abbiamo bisogno di pane. Per spezzarlo. E nutrircene, certo, ma soprattutto per condividerlo.
A Brescia la Giornata del pane
Un tempo di Avvento iniziato a Brescia ancora una volta con la Giornata del pane, domenica 27 novembre. Il pane, in sacchetti, è stato distribuito durante le Celebrazioni eucaristiche. Per questa edizione sono stati richiesti dalle Caritas parrocchiali ben 60 mila sacchetti. E il Gruppo Panificatori di Confartigianato Imprese Brescia e Lombardia Orientale, che ha sempre sostenuto l’iniziativa affiancando la Caritas diocesana, quest’anno si è lasciato coinvolgere in maniera più attiva: uomini e donne di Confartigianato erano infatti presenti sul sagrato della Chiesa di Corzano (BS) a dare ancora più senso alla loro partecipazione all’evento.
Don Maurizio Rinaldi, direttore della Caritas di Brescia, alla vigilia della Giornata aveva rivolto un augurio alle comunità della diocesi, affinché la Giornata del pane potesse essere vissuta come occasione per alimentare «sogni di fraternità ed essere segno di speranza», qui citando un passaggio del discorso di Papa Francesco del giugno 2021 a operatori e volontari della Caritas Italiana nel 50° della fondazione. E ricorda, don Maurizio, alcune precedenti Giornate del pane: «La commozione del racconto di una Caritas parrocchiale della Franciacorta che la prima domenica di Avvento aveva donato il pane a tutte le persone ammalate della comunità, o quella di un’altra Caritas della Val Trompia che aveva coinvolto i giovani nel confezionare i sacchetti del pane e nell’organizzare un banchetto nella piazza del paese». La Caritas di Brescia lancia ogni anno la proposta e lavora per la buona riuscita dell’evento, ma poi sta alle comunità percorrere anche la via della creatività e costruire intorno a questi sacchetti di pane momenti di socializzazione, riflessione, preghiera. In un giorno, la domenica, nella quale spezzare il pane significa, per i cristiani, celebrare la festa e poi tornare al quotidiano con uno spirito diverso, uno slancio rinnovato.
I proventi della Giornata andranno al Rifugio Caritas, che dopo undici anni di “traslochi” in diversi luoghi della città – quasi a testimoniare ovunque la presenza delle persone fragili – ha trovato collocazione finale in via Ardigò, sempre a Brescia. C’è tutta una progettualità da costruire. Insieme. E una sensibilizzazione che ha trovato un suo momento forte proprio nella Giornata del Pane. Marco Danesi, vicedirettore della Caritas di Brescia: «Abbiamo pensato di riproporre la raccolta per il Rifugio anche per organizzare dei laboratori occupazionali destinati alle persone che si fermano in modo permanente. Ed è bello mettere a disposizione una casa con delle attività specifiche. Stiamo rafforzando da diversi anni l’offerta per le persone senza dimora». E aggiunge, Danesi: «La Giornata del pane ci ricorda che davvero bisogna tornare agli ingredienti essenziali. Individuando gli elementi fondamentali per la vita sociale bisogna anche determinarne le priorità. E assieme alle priorità le quantità, perché non è soltanto il tipo di ingrediente ma quanto ne usiamo. Il pane è una metafora anche per riandare a verificare queste cose. E il nostro impegno».
Un luogo, il Rifugio Caritas, dove la bellezza è testimoniata anche dalle quattro opere fotografiche a tema “pane” che ospita nei suoi locali: una narrazione che impasta (non a caso…) Eucaristia e società, un invito a lasciarsi interpellare. E a proposito di fotografie…
Ad Avezzano e ad Andria la mostra “Tornare al gusto del pane”
«La fotografia è una grande passione che li spinge ad alzarsi alle 5 del mattino per catturare la luce più morbida oppure alle 3 di notte per inquadrare e bloccare il gelo più intenso» è scritto da qualche parte online per presentare l’associazione senza scopo di lucro “Amici dell’immagine” di Magliano de’ Marsi, in Abruzzo, provincia dell’Aquila. Magari stavolta non c’è stato bisogno di levatacce ma la passione si vede tutta nelle foto che compongono la mostra “Tornare al gusto del pane”, realizzata dagli “Amici dell’immagine” e allestita nell’atrio dell’episcopio di Avezzano tra settembre e ottobre scorsi, in contemporanea con il Congresso eucaristico nazionale di Matera, di cui prende parte del titolo. Una mostra ideata dall’Ufficio di Pastorale Sociale e del Lavoro, Giustizia e Pace, Custodia del Creato della Diocesi di Avezzano con i direttori Maria Giampietro e Nicola Gallotti. L’esposizione in quei giorni ha avuto tra i tanti visitatori anche alcuni operatori della Caritas diocesana di Andria, che hanno amato moltissimo le immagini esposte, tanto da volerle riproporre nel loro territorio. Detto fatto. La mostra “Tornare al gusto del pane” è stata allestita dal 7 al 30 novembre presso la bottega Filomondo nella città pugliese.
Nicola Gallotti, dalla sua Avezzano, ci racconta la genesi della mostra: «Avevamo letto il messaggio dei vescovi per la giornata nazionale per la Custodia del Creato, dello scorso settembre, “«Prese il pane, rese grazie» (Lc 22,19). Il tutto nel frammento”, che sottolinea quante cose sa dirci un pezzo di pane. A cominciare da quando lo si spezza, gesto tipico del condividere. E poi tutta la tradizione a cui questo alimento rimanda. Il primo passo importante che abbiamo compiuto verso la realizzazione della mostra è proprio aver coinvolto gli “Amici dell’immagine”, associazione laica. Per noi, con il vescovo, è stata un’occasione di farli avere a che fare con un tema per loro nuovo».
La mostra è composta da 30 fotografie, arricchite da frasi estratte dal messaggio per la Giornata del Creato o prese da testi di personaggi come Erri De Luca, Pablo Neruda o Vincent Van Gogh. Vi ritroviamo tutte la fasi della lavorazione del pane. Un modo per tornare a scoprire la fatica che c’è dietro questo alimento. E poi tutta la simbologia, il suo essere al contempo cibo, strumento di condivisione e segno. Uno tra i tanti: nella civiltà contadina il pane è il simbolo principale dei cicli stagionali.
C’è un’iniziativa che intorno ad Avezzano ha anticipato la mostra. Nicola Gallotti ci tiene a raccontarla: «Lo scorso primo settembre, Giornata per la Custodia del Creato, nella Marsica siamo partiti a piedi da un bosco. Lungo il cammino ci siamo fermati intorno a un gazebo montato per l’occasione dove è stato impastato il pane. Poi il gruppo è ripartito fino a salire alla chiesa di San Pietro, nella collina che porta lo stesso nome e che domina il sito archeologico di Alba Fucens, nel comune di Massa d’Albe. Dentro ci aspettava un forno. Vi abbiamo cotto il pane, che abbiamo condiviso. Poi è iniziato un concerto e mentre c’era la musica si sentiva questo profumo forte di pane. Bellissimo! Inoltre da ogni zona pastorale abbiamo fatto arrivare per quel giorno delle ceste di pane, poi donate alla mensa della Caritas diocesana».
C’è una foto della mostra che sta particolarmente a cuore a Nicolla Gallotti: «Quella con le due mani, una di un bambino e l’altra di un adulto, che si passano un pezzo di pane. Non si capisce chi dei due dia il pane e chi lo riceva. Il bambino alla persona matura o viceversa? Sicuramente è uno scambio tra generazioni. Fondamentale, perché il contatto fa crescere gli uni e gli altri. Ad esempio il giovane passa all’altro le conoscenze sulla tecnologia; l’adulto, o anziano, l’esperienza. E poi è un’immagine che mi fa pensare a mia nonna che mi dava il pane. Io oggi lo do a mio suocero». La forza concreta ed evocativa di un alimento semplice e antico | fine
Aggiornato il 05/12/22 alle ore 20:26