Protezione per oltre quattro milioni di persone
Sono trascorsi più di due anni dall’inizio della guerra di aggressione russa contro l’Ucraina. A poche settimane da quel 24 febbraio 2022, di fronte al crescente flusso di profughi ucraini che lasciavano il Paese, l’Europa ha preso una decisione per certi versi storica, attivando per la prima volta il meccanismo della protezione temporanea, prevista da una direttiva del 2001 che fino ad allora non era mai stata implementata, nemmeno in concomitanza con altre gravi crisi umanitarie, come quella siriana del 2016. Questo doppio standard è stato oggetto di molte critiche, soprattutto da parte della società civile che in più occasioni ha denunciato il fatto di aver riconosciuto agli sfollati ucraini delle opportunità che, invece, non sono state date ad altri sfollati provenienti soprattutto da Africa e Medio Oriente.
La direttiva 55/2001 garantisce una protezione immediata e temporanea alle persone in fuga, soprattutto nei casi in cui vi sia anche il rischio che il sistema di asilo non possa far fronte a tale afflusso senza effetti pregiudizievoli per il suo corretto funzionamento, per gli interessi delle persone coinvolte e degli altri richiedenti protezione internazionale. Grazie a questa protezione, i cittadini dell’Ucraina e i loro familiari in fuga dal Paese hanno la possibilità di risiedere e muoversi nel territorio dell’UE, di lavorare e di avere accesso a diritti sociali, come il diritto di alloggio e di assistenza sanitaria. Il 28 settembre 2023 il Consiglio europeo ha convenuto di prorogare la protezione temporanea al 4 marzo 2025.
Recentemente Eurostat ha rilasciato i dati aggiornati sui cittadini ucraini titolari di protezione temporanea al 31 marzo 2024.
Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, i maggiori aumenti in termini assoluti sono stati osservati in Germania (+15 210), Paesi Bassi (+4 705) e Bulgaria (+3 475). Al contrario il numero di beneficiari è diminuito percentualmente in 9 Paesi dell’UE ed in particolare in Repubblica Ceca (-5,4%), Svezia (-21,5%), Austria (-11,1%), Danimarca (-14,5%) e Polonia (-0,2%).
Rispetto alla popolazione residente, in ogni Paese dell’Ue il numero più elevato di beneficiari totali di protezione temporanea (ogni mille persone) si è avuto nella Repubblica Ceca (33,7), in Lituania (26,7) e in Polonia (26,0), mentre la media europea è pari al 9,4 per mille. Con riferimento al genere, le donne adulte rappresentano quasi la metà (45,8%) dei beneficiari di protezione temporanea, gli uomini adulti poco più di un quinto (21,4%), mentre i bambini il 32,8%.
Evidentemente i numeri circa i titolari di protezione temporanea rimarranno elevati almeno fino al termine del conflitto e, comunque, anche in quel caso sarà necessario gestire la presenza di migliaia di cittadini ucraini che non vorranno lasciare i Paesi Ue dove, dopo alcuni anni, ormai si sono ricostruiti una vita, avviando percorsi di integrazione, spesso di successo. In Italia la questione è stata affrontata prevedendo la possibilità di convertire il permesso per protezione temporanea in permesso di lavoro. È un’ipotesi che non potrà riguardare tutti gli ucraini presenti, ma certamente è un’opportunità per regolarizzare la propria posizione.
Al riguardo tornano utili i risultati di un recente sondaggio realizzato dalla Fra, l’agenzia dell’Ue per i diritti fondamentali, stando al quale il 39% degli ucraini intervistati ha dichiarato di voler restare in Europa, o stabilmente, o facendo spola con l’Ucraina. Il 35% ha invece espresso la volontà di tornare in Patria. Quasi la metà dei rifugiati ucraini che sono arrivati nel nostro Paese vogliono, invece, andare via dall’Italia: il 40% vuole tornare in Ucraina, mentre il 6% vorrebbe spostarsi in un altro Stato Ue a causa delle difficoltà di integrazione nel nostro Paese.
L’Italia è anche il Paese europeo con la più bassa percentuale di ucraini che hanno dichiarato di aver ricevuto sufficienti informazioni sui loro diritti e sui benefit legati al loro status di protezione temporanea: appena il 13% è soddisfatto a fronte di una media Ue del 26%. Dati più confortanti riguardano la casa: il 58% degli intervistati nel nostro Paese ha dichiarato di avere ricevuto o trovato un alloggio gratuito. Nel resto dell’Ue la media è decisamente più bassa e pari al 35%.
Aggiornato il 17/05/24 alle ore 14:10