Solidali sui pedali
Della bicicletta mezzo ecologico e gentile è già stato detto. Che regala libertà anche. Che possa essere strumento di solidarietà e inclusione si sa un po’ meno. E allora un piccolo Giro d’Italia ce lo regaliamo anche noi. Per andare a scoprire alcune attività Caritas collegate alle due ruote.
ORIA: LA RACCOLTA PORTA A PORTA È SOSTENIBILE
Partiamo dal Sud. Prima tappa: Oria, parte settentrionale dello splendido Salento. Qui la Caritas diocesana fa di un progetto partito nel 2016 il proprio biglietto da visita, un patrimonio di tutto quel territorio. Si tratta della raccolta “Porta a Porta”, organizzata nei vari paesi più volte l’anno. Coinvolge un sacco di giovani, i volontari delle Caritas parrocchiali e, ovviamente, tutte le comunità, chiamate a donare generi alimentari, per l’igiene personale, la casa.
«Dal 2023 con questa attività cerchiamo anche di dare un segno dal punto di vista della sostenibilità ambientale – racconta Manuela Tardio, della Caritas di Oria –. Prima si girava con le macchine: ora abbiamo dieci bici, dieci mountain bike, acquistate appositamente per le raccolte. Ad ognuna di esse è attaccato un carrello dove carichiamo le varie offerte. Bello vedere nei paesi girare in giorni stabiliti le nostre bici con al seguito altri volontari che si muovono a piedi. La raccolta è un’esperienza intergenerazionale: sono presenti e guidano le biciclette sia i giovani – sacerdoti compresi – che gli adulti».
Ma i primi destinatari dell’iniziativa sono le stesse ragazze e ragazzi che scelgono di partecipare. «Sì – prosegue Manuela –, per noi questa è un’occasione di animazione mirata in particolare ai giovani. Che non provengono tutti dai circuiti parrocchiali. Andiamo infatti nelle scuole a raccontare l’esperienza e chiedere di darci una mano. Alla fine di ogni raccolta vivono un piccolo momento di preghiera e sono invitati a lasciare dei pensieri. Ringraziano dell’esperienza vissuta, che descrivono sempre in maniera positiva. Ci auguriamo che la raccolta getti un seme nelle loro vite e faccia capire quanto sia importante rispondere ai bisogni degli altri. Anche in bicicletta».
LIVORNO: LA CICLOFFICINA PER RIMOTIVARE
C’è un luogo dove le bici si aggiustano. È nella seconda tappa: Livorno, città di mare per eccellenza. La Caritas della Diocesi toscana promuove due volte l’anno, nell’ambito della Scuola dei Mestieri, un corso di meccanica della bici nella ciclofficina allestita per l’occasione.
Simone Creati è il responsabile della Scuola: «Lo scopo principale del corso è rimotivare le persone. Che spesso sono migranti. O uomini che fanno fatica a socializzare, magari perché hanno perso il lavoro e si sentono smarriti. La bicicletta diventa per noi un pretesto. Alcuni ritrovano una manualità che avevano perso nel tempo. Ma negli anni abbiamo avuto diverse persone che dopo il nostro corso si sono talmente appassionate a questa attività che hanno fatto della riparazione di biciclette o comunque di veicoli a due ruote il proprio lavoro. Per questo ringraziamo il nostro mastro, Fernando Messeri, meccanico oggi in pensione, che si dedica ai ragazzi. Gonfiare una ruota riesce a tutti, ma Fernando insegna loro a smontare i mozzi, cambiare i raggi, regolare la pressione dei freni. E in molti casi donare nuova vita alle biciclette».
La ciclofficina è uno spazio attraverso il quale la comunità entra in contatto con le storie dei ragazzi. «Certo – conferma Simone –. In tanti quando hanno un problema con la bici vengono qui. E si fermano per quattro chiacchiere. I corsi si svolgono due volte l’anno, ma Fernando è sempre a disposizione».
Sarebbe disponibile, Fernando, sempre a titolo volontario, anche a far specializzare uno o più corsisti in restauro di bici d’epoca. Sono tanti gli appassionati in Italia, che si ritrovano ogni anno a Gaiole in Chianti per l’Eroica, ma anche in occasione di altre ciclostoriche organizzate in tutto il Paese. «Fernando è esperto anche in questo settore. Cerchiamo qualcuno che si impegni stabilmente a restaurare bici d’epoca. Ci vogliono cure particolari. Per chi è interessato potrebbe essere una fonte di guadagno. Lo proporremo ai corsisti».
ROVIGO: DONNE MIGRANTI IN SELLA
Corsi anche a Rovigo, nella regione storica del Polesine, “cerniera” tra Veneto ed Emilia-Romagna. È la terza e ultima tappa del nostro piccolo Giro d’Italia.
Solo donne tra le corsiste, le alunne della scuola di italiano tutta al femminile “Vivere in Italia”, promossa dalla Caritas diocesana di Adria-Rovigo. Tra le operatrici, Luisa Pietropoli: «Ci siamo rese conto che molte delle nostre studentesse non sapevano andare in bicicletta. Eppure è un mezzo che aiuta a conquistare una certa autonomia; diventa fondamentale potersi muovere liberamente in città e nei paesi limitrofi, anche per portare i bambini a scuola quando il tempo lo consente. Così dieci di loro stanno imparando a stare in sella, nel cortile del seminario diocesano, che ci ospita e che ospita dallo scorso mese di settembre anche la mensa Caritas. Sempre più persone che la frequentano ci vedono e si incuriosiscono».
Niente va lasciato al caso: gli insegnanti del corso sono soci Fiab, la Federazione italiana Ambiente e Bicicletta. Emanuela Martini, Fiab Rovigo: «Ho conosciuto Luisa durante la Rovigo Fancy Women Bike Ride, un’iniziativa ciclistica organizzata da donne per donne, e ci ha chiesto di collaborare. Devo dire che all’inizio ci credevamo poco perché siamo soliti imparare ad andare in bici da bambini. Difficile iniziare da adulti. Però ci siamo confrontati con altre realtà Fiab a Milano, a Lecce che organizzano corsi per adulti. Tra l’altro anche con persone disabili, cieche. Così abbiamo iniziato. Siamo un bel gruppo a venire qui perché il rapporto insegnante-alunno deve essere uno a uno. Diamo anche indicazioni su come comportarsi in strada. Abbiamo distribuito un opuscolo con indicazioni dei segnali fondamentali. Proprio questa mattina abbiamo avuto la prima uscita su strada con chi già un po’ sa andare in bici».
Ed Emanuela cosa ha imparato da questa esperienza? «Anzitutto ho avuto la conferma che la bici non è solo gita. Per queste donne può essere davvero un passo avanti verso l’indipendenza. Poi ho imparato che se si ha determinazione le cose riescono anche “fuori tempo massimo”, ammesso che ci sia un tempo massimo per imparare. Questa esperienza ci ha segnato. La riproporremo. Con Caritas, ovviamente. E chi ci separa più?».
Luisa Pietropoli sorride e le fa eco: «Con quanta passione e impegno li vediamo accompagnare le nostre ragazze! È stato bello conoscerci, raccontarci i rispettivi progetti. E fare amicizia grazie a queste attività». (fine)
Aggiornato il 21/05/24 alle ore 08:42