07 Agosto 2024

Sbagliamo la domanda?

Quarantadue grazie: le mie vacanze solidali con i ragazzi ucraini

“Questo pianeta ha – o, piuttosto, aveva – un problema, che era questo: la maggior parte della gente che ci vive era scontenta per la maggior parte del tempo. Furono suggerite molte soluzioni per questo problema, ma gran parte di esse erano basate sui movimenti di piccoli pezzi verdi di carta, il che è bizzarro, dato che, tutto considerato, non erano i piccoli pezzi verdi di carta a essere scontenti”.

Con questo iconico incipit viene introdotto il focus sul pianeta Terra nella Guida Galattica per gli Autostoppisti, il manuale che dà il titolo all’omonimo romanzo di fantascienza umoristica, pubblicato nel 1979 e capostipite di una serie di geniali trovate narrative che entreranno per sempre nell’immaginario collettivo delle generazioni future. Provando a immaginare la più famosa, non può non venire in mente la leggendaria “domanda fondamentale sulla vita, l’universo e tutto quanto”, che un gruppo di scienziati rivolse a Pensiero Profondo, il supercomputer più avanguardistico di tutti i tempi, cercando di trovare il senso più recondito del mondo e di tutte le questioni da sempre aperte. Per millenni l’entità tecnologica elaborò dati su dati alla ricerca di una risposta; finalmente, dopo sette milioni e mezzo di anni, produsse come unico responso “42”, tra lo sbigottimento generale. Agli studiosi interdetti per l’epilogo, Pensiero Profondo rispose: «Ho controllato molto approfonditamente e questa è sicuramente la risposta. A essere sinceri, penso che il problema sia che voi non abbiate mai saputo veramente qual è la domanda».

QUARANTADUE VOLTI

Non posso che partire dal medesimo numero per provare a raccontare l’essenza dei giorni trascorsi ad Aversa: ammontano a quarantadue, infatti, i bambini e adolescenti provenienti dall’Ucraina che, dal 19 luglio al 2 agosto, sono stati ospitati insieme a otto accompagnatrici dalla Caritas diocesana locale, all’interno dell’iniziativa “È più bello insieme”. Tre giorni di viaggio in treno e in pullman dal grigiore di Nikopol’ ai colori del Sud Italia, passando per la Polonia, per Venezia e per Roma, più altri quindici di sole, mare e itinerari turistici, alla scoperta di una realtà che già da due anni mette a disposizione le proprie bellezze agli ospiti delle vacanze solidali. Oltre alla diocesi campana, anche i territori di Como, Jesi, Senigallia, Teggiano, Ugento (sia a giugno che ad agosto), Iglesias, Cosenza e Lamezia Terme, nonché le ACLI di Milano e alcune famiglie di diocesi in Lombardia, Abruzzo e Molise, si sono proposti per l’accoglienza di un totale di 726 ragazzi e ragazze provenienti da contesti devastati dal conflitto bellico. Sin dallo scoppio della guerra nel 2022, Caritas Italiana prova a offrire una concreta risposta di solidarietà e animazione di comunità, donando a tanti minori la possibilità di vivere un’estate di pace e serenità, lontani dalla guerra e dalla paura.

Quarantadue visi. Quarantadue sorrisi di otto, nove, dieci, tredici, quindici anni. Quarantadue storie differenti, unite dal fil rouge dello sconforto, ma anche della speranza. Quarantadue approcci diversi ad una nuova realtà, nella quale ci si trova repentinamente immersi. Chi con iniziale riottosità, chi con immediata fiducia, i giovani ucraini si sono ritrovati in un contesto a loro sconosciuto, riuscendo in poco tempo a superare le barriere linguistiche e culturali e calandosi in una dimensione leggera e giocosa, veicolata dallo spirito di gruppo dei ragazzi e delle ragazze di YOUngCaritas Aversa, capaci sin da subito di creare una dimensione familiare e accogliente, i cui benefici sono stati sin da subito manifesti tanto per gli ospiti quanto per me, arrivato nella loro città qualche giorno dopo per offrire il mio contributo. Nelle risate, nei giochi e nei balli durante i giorni di mare, nel guardarsi intorno curiosamente nel corso delle visite a Napoli e presso la Reggia di Caserta, il senso comunitario è stato respirato da ognuno di noi, tanto da fare percepire Aversa come un luogo familiare, in cui avessimo già trascorso tanto tempo.

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AVERSA LUOGO FAMILIARE

E Aversa casa lo è davvero. Non solo per chi sceglie di trascorrere qualche settimana estiva all’interno di un progetto solidale, ma anche per tutte le persone che, all’interno degli spazi e delle realtà messi a disposizione dalla Caritas diocesana, riescono a trovare una nuova dimensione e un nuovo senso a cui dedicare la propria vita. Come nel caso della fattoria sociale “Opera San Leonardo”, in cui persone provenienti da contesti sociali difficili lavorano insieme in progetti finalizzati allo sviluppo ambientale e alla cura del Creato. Come nel caso della casa-famiglia “Gratis Accepistis”, struttura di accoglienza che ospita anche gente proveniente proprio dall’Ucraina, che ha passato questo tempo con noi, dandoci una mano come interprete. Come nel caso di “Gioia”, il brand di moda sostenibile in cui le persone senza dimora imparano a coltivare nuovi talenti realizzando vestiti e lavori di tutti i tipi di taglio e cucito. «Ogni ospite qui viene immediatamente investito di responsabilità, in modo tale che si renda subito conto che, se vuole andare avanti, spetta soprattutto a lui» racconta Paco, responsabile di quest’ultimo progetto.

«Personalmente, provo ad immaginare la funzione pedagogica di Caritas come una virgola, che possa riaprire un discorso anche nella vita di quelle persone che pensano invece di essere ormai giunte al punto».

In un territorio nazionale caratterizzato troppo spesso da realtà sociali spente e giovani che non riescono a trovare occasioni per impiegare il proprio tempo a sostegno del prossimo, Aversa sembra quasi porsi come isola felice, in cui tanti ragazzi e ragazze decidono volontariamente di mettersi a disposizione degli organismi come Caritas, facendo il possibile per aiutare. Ricollego la riuscita di questo campo solidale soprattutto al team di YOUngCaritas, proattivo e coinvolgente, che tra scherzi, risate ed emozioni è riuscito a unire bambini e adolescenti che, nonostante provenissero dalla stessa città, non si conoscevano nemmeno. «Qualcuno di noi lavora in Caritas, qualcun altro è solo un volontario», dicono Luigi, Antimo, Davide, Maria, Angela e Nicola, membri dello staff organizzativo.

«Abbiamo imparato a vivere la dimensione Caritas sperimentando che tutto l’affetto che proviamo a donare a ognuno di questi ragazzi, ci viene restituito in quantità ancora più grandi. Il nostro segreto è cercare di vivere ogni compito e ogni obiettivo che ci poniamo qua dentro consapevoli che non è un ruolo creato su misura per noi, ma sapendo che ogni giorno potremmo occuparci di cose diverse, imparando dunque il valore della reciprocità».

A coordinare e gestire questa variegata macchina c’è don Carmine Schiavone, che ormai da quasi dieci anni ricopre il ruolo di direttore della Caritas diocesana di Aversa. Da sempre schierato in prima linea a sostegno di ogni forma di emarginazione, è stato proprio lui, nel 2023, a proporre il suo territorio per i campi solidali estivi. «La mia politica è quella di non chiedere mai alcun tipo di contributo economico», mi racconta mentre mi accompagna a provare la polacca, lo squisito dolce tipico aversano. «Sono convinto che chi vuole fare del bene non lo debba fare perché qualcun altro lo pretende, ma rispondendo ad un desiderio che viene dal cuore». E di bene, in questi giorni, ne abbiamo potuto sperimentare veramente tanto. Dalla pizzeria “Al borgo”, che ha offerto gratuitamente la cena a più di settanta persone tra bambini, accompagnatrici e operatori al negozio “Cose così”, che ha regalato a ciascuno dei ragazzi un buono da dieci euro da spendere all’interno del proprio esercizio commerciale, passando per Valentina Abbruzzeso Tortora, titolare della società di catering “Ristosan e Valesan – Paolo e Valentina Tortora”, che si dedica ai giovani con sindrome di Down, la quale ha donato il pranzo nel giorno della visita a Napoli. Gente che, così come le interpreti e i numerosi autisti, che hanno offerto le proprie macchine e il proprio tempo per accompagnare gli ospiti ogni sera dall’hotel alla Caritas per la cena e viceversa, si è messa semplicemente a disposizione senza chiedere nulla in cambio, a prescindere da qualsivoglia “piccolo pezzo verde di carta”.

DOMANDE SU DOMANDE

Forse, ad oggi, il problema è proprio questo. Troppe volte siamo abituati a farci domande su domande, interrogandoci sull’insensatezza di conflitti che nonostante tutto non accennano a diminuire, chiedendoci di ogni cosa se sia giusta o sbagliata senza capire chi abbia ragione e chi torto, ammesso che una ragione e un torto esistano, protestando contro la classe politica di turno perché le situazioni negative non migliorano. E se anche noi stessimo soltanto sbagliando la domanda? Se anche noi, come gli scienziati rivoltisi a Pensiero Profondo, stessimo soltanto perdendo il nostro tempo cercando di venire a capo di questioni talmente contorte da risultare incomprensibili, senza chiederci l’unica cosa che, in fondo, potrebbe concretamente risultare utile? Ecco allora tornare quel 42 di fondo, il senso finale, la risposta a questioni che resteranno sempre aperte. Forse la soluzione è quella di cambiare la domanda. Forse, dopotutto, basta soltanto chiedersi:

“Io che cosa posso fare per fare del bene?”.

Le lacrime dei ragazzi nel salutarci, forti di quel vincolo familiare ormai saldamente instaurato, ci restituiscono il senso profondo di ciò che siamo e che facciamo, che ha nella cura degli altri la sua base e il suo punto di arrivo. La Caritas continua a impegnarsi ogni giorno nella costituzione di quel Bene più grande, perché anche chi oggi soffre possa trovare sempre una mano tesa, un aiuto e un conforto nei momenti più bui. Così da potere sdoganare persino la Guida Galattica per gli Autostoppisti, dimostrando al mondo che la gente, se crea fraternità, non è affatto scontenta per la maggior parte del tempo.

Aggiornato il 19/08/24 alle ore 13:54