19 Agosto 2024

Vedere con il cuore

Anche quest'anno si è svolto il Campo internazionale di volontariato della Caritas di Cagliari. Una settimana per servire, incontrare e crescere insieme

Cento giovani, venti nazionalità diverse. Ecco i partecipanti al Campo internazionale di volontariato dell’Arcidiocesi di Cagliari, Caritas diocesana, giunto alla XII edizione, intitolato quest’anno “Gli occhi del cuore”. Nel capoluogo sardo dal 28 luglio al 4 agosto.

Vai all’articolo dell’edizione 2023

Una settimana intensa di servizio accanto alle persone in stato di bisogno, di educazione alla mondialità, alla pace e all’amicizia sociale, ma anche di incontro con quelle realtà impegnate ogni giorno a costruire un mondo più giusto e solidale.

Momento culminante del Campo, l’incontro con l’arcivescovo di Cagliari mons. Giuseppe Baturi, con cui i giovani hanno dialogato sui temi attuali, dal loro rapporto con la fede all’educazione, ai temi dell’inclusione e del dialogo con altre culture e religioni. «Essi hanno testimoniato – dice l’arcivescovo – che l’effetto primo di questa esperienza è una scoperta di sé, perché ciò che incide di più nella vita sono gli incontri, il riconoscersi fratelli, accomunati da un unico desiderio di bene, felicità, dall’essere tutti alla ricerca di condizioni di vita personali e sociali più degne e capaci di speranza. In qualche testimonianza è emerso in modo esplicito il desiderio di tornare a casa portando con sé un carico di speranza capace di rinnovare il mondo e ci auguriamo che, da giovani, abbiano questa ambizione, perché certamente ne hanno la capacità».

Al centro: mons. Giuseppe Baturi

Ancora una volta a ospitare l’iniziativa, il Centro dei missionari saveriani. «Il tema di quest’anno – racconta padre Marco Milia, superiore della Comunità saveriana di Cagliari – è un po’ una sfida a guardare alla realtà della società e del mondo intero, per scoprire quello che uno sguardo distratto, superficiale o interessato non potrà mai vedere. Guardando con gli “occhi del cuore” si riconosce la presenza di fratelli e sorelle, amati da Dio come lo siamo noi, che soffrono e gioiscono come noi, che hanno bisogno come noi di vivere una vita dignitosa. È solo con questo sguardo che sarà possibile stabilire relazioni umane basate sul dialogo e sulla riconciliazione, e così costruire cammini di pace».

Al centro della proposta, «i giovani, la loro creatività – spiega il direttore della Caritas diocesana don Marco Lai –, il loro desiderio di vita, di fare esperienze costruttive, di servizio e socialità. Anche quest’anno il Campo è stato ricco di confronti su un mondo complesso, segnato da tanti conflitti. Ripartire dai giovani è la strada giusta per provare a fermare le guerre e le ingiustizie, e affermare il diritto a una vita più fraterna e inclusiva. L’auspicio è che questa esperienza, fatta di incontro anche con le istituzioni, possa essere un riferimento per la città che vogliamo, capace di continuare ad accogliere ma anche un laboratorio positivo di fraternità e pace».

Un’esperienza di crescita per i ragazzi, che, arrivati da diverse realtà diocesane italiane ed estere (tra cui Ucraina, Bielorussia, Russia, Grecia, Palestina), hanno svolto volontariato in diversi servizi e partecipato a vari momenti formativi, in collaborazione con alcune realtà diocesane, come la pastorale giovanile, vocazionale, il Seminario arcivescovile, il College Universitario Sant’Efisio, la Consulta diocesana degli organismi di carità socio-assistenziali e per la promozione umana.

«Sono arrivata qui dalla Bielorussia – racconta Angelina – con il desiderio di condividere un’esperienza di volontariato con persone di altri Paesi e culture. È stata intensa: tornerò nel mio Paese ancora più motivata nel continuare ad aiutare gli altri».

Angelina

«È stata una bella opportunità», aggiunge Pavel, arrivato dalla Russia «per incontrare ragazzi di diversi Paesi. Abbiamo svolto tante attività a favore delle persone più bisognose, mi sono sentito davvero bene perché sapevo che ero utile agli altri. Tra i temi che abbiamo affrontato nei vari incontri, anche quello della pace, fondamentale per imparare a rispettarsi l’uno con l’altro».

Pavel

«Sono venuto qui mosso da curiosità – dice Paolo della Caritas di Asti –. Ho trovato una grande varietà di servizi, e questo è un dono che la Caritas di Cagliari sa valorizzare molto bene, con un’attenzione agli stranieri, alle povertà locali, ai giovani».

Paolo

«Un’esperienza importante per la formazione dei futuri sacerdoti – spiega Angelo Alessio, seminarista della Diocesi Bergamo –. Ogni giornata è iniziata e si è conclusa con un momento di preghiera. Proprio questo è l’elemento che ci differenzia dalle altre realtà che erogano servizi: ricondurre tutto al Vangelo, a Cristo e leggere e vedere Cristo nell’altro con cui entriamo in contatto».

Angelo

«Sono qui per vivere il servizio in un luogo diverso da Treviso – racconta Carlo, impegnato nell’Anno di volontariato sociale (AVS) presso la Caritas locale –. Abbiamo vissuto occasioni di servizio, comunità, formazione, condivisione. Ciò che rende questa esperienza ancora più arricchente è la presenza di ragazzi provenienti da ogni parte del mondo».

Carlo

«Ho partecipato a questo campo per la terza volta – spiega Michela Alba –. La prima volta stavo svolgendo il servizio civile in Caritas. È stata una bella esperienza che mi ha permesso di conoscere nuove realtà, culture, religioni e ho deciso di rifarla anche negli anni successivi, perché ogni anno è una scoperta, ci sono servizi diversi, ed è anche un modo per conoscere nuove realtà e avere nuove consapevolezze».

Michela

«Questo campo – racconta Izeta – mi ha permesso di conoscere persone di culture e religioni diverse, di aprirmi di più con gli altri. Ogni anno sperimentiamo nuovi servizi, dove incontriamo persone bisognose, svolgiamo varie attività e abbiamo la possibilità di conoscere meglio la realtà Caritas».

Izeta

«Un’esperienza che ti cambia la vita, ti fa abbattere i pregiudizi – spiegano Giorgia e Giulia, che partecipano al campo rispettivamente da sette e sei anni –. Il valore aggiunto è dato dai tanti servizi, che permettono di conoscere realtà sempre diverse, imparando a entrare in contatto e porsi nel modo giusto verso di esse».

«Ho potuto vedere da vicino realtà che nella quotidianità non abbiamo modo di sperimentare in modo diretto – dice Benedetta, che fa parte del progetto regionale Caritas “FiDiamoci” attraverso la Caritas di Ales-Terralba –. Ciò che mi ha fatto particolarmente piacere è l’essere riuscita a trovare punti in comune con persone così diverse da me e tra loro. Mi ha colpito inoltre l’aiuto dato a tante persone in modo silenzioso ed efficace: un aiuto non solo materiale ma soprattutto affettivo, relazionale, capace di far superare la solitudine».

Vedi la testimonianza di Sheriff Baldeh, mediatore culturale:

Aggiornato il 29/08/24 alle ore 13:12