22 Ottobre 2024

Il G7 al tempo della policrisi

I grandi del mondo si incontrano a Pescara sulle priorità dello sviluppo globale. Intanto più di 700 organizzazioni esprimono forte preoccupazione per il futuro dell'umanità e del pianeta

È nel pieno di uno degli anni più terribili che i sette grandi del mondo si incontrano a Pescara dal 22 al 24 ottobre per riflettere sulle priorità dello sviluppo globale: è la cosiddetta “Ministeriale Sviluppo”, parte della serie degli incontri promossi nel quadro del G7 a guida italiana. Non sono i sette Paesi più ricchi e potenti a dover decidere per tutto il pianeta: il rischio di una governance globale attraverso i cosiddetti club (il G7 ma anche il G20) è una deriva possibile su cui vigilare.

Occorre continuare a chiedere spazi di discussione e decisione multilaterali e democratici.

Ma certo, è proprio il contesto in cui viviamo e che è stato efficacemente descritto come di “policrisi”, cioè intessuto di fattori di tensione di diversa natura e intrecciati tra di loro, a chiederci di moltiplicare gli spazi di confronto. In questo è necessario fare attenzione a ogni opportunità che si presenta, ponendo i temi che appaiono prioritari, sfruttando gli spazi che si aprono nel dialogo e nel confronto e allo stesso tempo evitando il rischio di una possibile strumentalizzazione. 

Foto di rito per i ministri dello Sviluppo prima dell'inizio del G7 di Pescara

Richiamare i grandi alle sfide del nostro tempo non significa automaticamente vedere recepite queste attenzioni. Il Civil 7 è la piattaforma delle organizzazioni della società civile globale a cui anche Caritas Italiana ha aderito, ed è il luogo in cui la società civile globale si confronta ed elabora le priorità: si tratta di un lavoro paziente di tessitura in uno spazio che nei vari gruppi di lavoro raccoglie quest’anno più di 700 organizzazioni di tutto il pianeta. Un gruppo imponente, che esprime una forte preoccupazione per il futuro dell’umanità e del pianeta minacciato dalla guerra, dalle disuguaglianze crescenti e dalla lentezza con cui si sta cercando di avviare una transizione che sia veramente sostenibile sul piano sociale, economico e ambientale.

Viviamo una fase che richiede politiche coraggiose, coerenti e strumenti di governance inclusivi, capaci di costruire connessioni, non barriere. 

Sono necessarie azioni chiare: politiche radicate nel rispetto dei diritti umani, che continuano a essere sistematicamente violati, soprattutto per molte donne e uomini in varie parti del mondo. Insistono inoltre sulla necessità di rafforzare i meccanismi multilaterali delle Nazioni Unite e di garantire che le politiche per lo sviluppo siano coerenti tra loro, affinché ogni intervento tenga conto delle sue conseguenze su altri settori. Soprattutto nella consapevolezza che anche tutte le politiche settoriali interne interagiscono tra di loro non sempre in modo sinergico, e hanno molto spesso delle implicazioni esterne molto importanti che non possono essere ignorate: è il tema importantissimo della Coerenza delle Politiche per lo Sviluppo Sostenibile.

Il C7 ha espresso preoccupazione per diversi temi in agenda.

Per quanto riguarda le emergenze umanitarie, non si possono non denunciare le gravi violazioni del Diritto Internazionale Umanitario, che stanno causando enormi sofferenze, in particolare a Gaza, con il conflitto che ha fatto seguito al terribile massacro del 7 ottobre.

La situazione attuale richiede una posizione forte: con oltre 42.000 morti e migliaia di feriti, tra cui numerosi operatori umanitari, il C7 chiede una condanna netta e inequivocabile di queste atrocità.

Un altro tema cruciale è quello del cibo. Con l’iniziativa Apulia Food System (AFSI), il G7 dovrà prestare particolare attenzione al legame tra cambiamento climatico e sistemi alimentari, garantendo che i piccoli produttori abbiano voce in capitolo nelle politiche che li riguardano.

Senza una reale partecipazione di tutti gli attori, soprattutto quelli più svantaggiati, non può esserci una trasformazione sostenibile dei sistemi alimentari.

Anche le infrastrutture sono al centro delle discussioni. Il G7, attraverso la Partnership for Global Infrastructures and Investments (PGII), promuoverà nuovi progetti, e il C7 insiste sulla necessità di valutare attentamente gli impatti ambientali, sociali e finanziari di queste iniziative.

Le comunità locali, in particolare quelle indigene, dovrebbero essere coinvolte in tutte le fasi di progettazione e implementazione. 

Infine, il C7 evidenzia l’urgenza di interventi finanziari coraggiosi per evitare che gli Obiettivi dell’Agenda 2030 rimangano solo parole.

Serve allargare lo spazio fiscale dei Paesi a basso e medio reddito, attraverso una tassazione più equa, la riduzione del debito e una regolazione dei mercati finanziari che protegga dalle speculazioni e dalla volatilità. Il tema del debito sta acquistando sempre maggiore priorità nel dibattito: la situazione presentava già da anni molti aspetti di criticità che con il Covid si sono ulteriormente aggravati: una massa debitoria importante, ma soprattutto una quota molto significativa delle entrate di molti Paesi impiegate per un servizio del debito sempre più esigente, come ha di recente segnalato anche il quotidiano “Avvenire”.

Foto Rete8

Il Giubileo della speranza, nel 2025, sarà l’occasione di una forte mobilitazione su questo argomento, per il quale si chiede l’avvio di una fase di cancellazione del debito ma soprattutto la costruzione di un sistema multilaterale di prevenzione e di gestione delle crisi di sovraindebitamento, ovvero ciò che è mancato con le misure adottate in occasione del Grande Giubileo del 2000. Si tratta di una risposta “di sistema” che deve essere radicata nel sistema multilaterale delle Nazioni Unite. Questa rappresenta la sola risposta efficace alle possibili crisi di oggi e di domani, all’interno di un contesto più ampio in cui si pone il problema di un sistema internazionale in cui i singoli Paesi devono essere messi in grado attraverso le proprie risorse ordinarie di fare fronte alle sfide sociali e climatiche.

L’occasione per un dialogo su tutti questi temi non è stata colta appieno dalle nostre istituzioni: alle ripetute richieste di confronto da parte del Civil 7 si è risposto con rinvii e con risposte non sempre adeguate.

A uno stile di confronto ampio con le reti che hanno guadagnato un’ampia credibilità attraverso un paziente lavoro di coinvolgimento, si è spesso privilegiata la politica degli inviti mirati di singole organizzazioni o reti cui vengono offerti canali di accesso. Questo è importante chiedersi nel valutare le occasioni di partecipazione e dialogo: quanto esse siano il frutto di un percorso aperto e inclusivo, e quanto invece frutto di simpatie o contatti esclusivi, che finiscono poi con il rischio di disarticolare le reti esistenti senza peraltro condurre a particolari avanzamenti nelle politiche. Si tratta di un tema delicato, in un contesto dove, come attestano reti come Civicus, gli spazi disponibili per la partecipazione civica sono sempre più limitati.

Nei mesi che precedono l’apertura del Giubileo della speranza, i Paesi del G7 sono chiamati a fare la loro parte sulle molte questioni che attraversano la famiglia umana. L’anno giubilare ci pone all’attenzione la questione del debito: dopo le iniziative assunte in occasione del Grande Giubileo del 2000, l’assenza di un meccanismo efficace di prevenzione e gestione delle crisi debitorie internazionali ha portato a una nuova fase critica, aggravatasi con il Covid.

È necessario costruire spazi multilaterali di discussione, e di identificare gli spazi per una nuova stagione di cancellazione che coinvolga anche i nuovi creditori, per lo più privati.

Occorre però anche cogliere il nesso tra la necessità di meccanismi finanziari giusti e la transizione climatica, che richiede attenzione e risorse.

Logo della presidenza italiana del G7. Un albero stilizzato
Logo della Presidenza italiana del G7
Aggiornato il 22/10/24 alle ore 16:04