07 Novembre 2024

«L’opportunità di lavorare la terra mi ha salvato»

Fossano: la testimonianza di Francesco, dal carcere al lavoro e al volontariato

Si lavora la terra a Cascina Pensolato

Prima di leggere l’articolo, perché non dai un’occhiata alla sezione sul Convegno Caritas “GIUSTIZIA E SPERANZA: LA COMUNITÀ CRISTIANA TRA CARCERE E TERRITORIO” di mercoledì 13 novembre?

Per cinque mesi Francesco è uscito ogni mattina dal carcere “Santa Caterina”, dove il pulmino guidato da un ex detenuto portava lui e altri “Articolo 21” in Cascina Pensolato, cooperativa agricola sociale che coltiva terreni a Fossano, Piemonte. Un progetto, tra gli altri, della Caritas diocesana di Fossano.

La sera Francesco tornava in cella. Ma quelle ore passate tra frutta e verdura, a nutrirle, eliminare le foglie e i rami secchi, gli ha cambiato la vita.

«Questa esperienza mi ha salvato, mi ha cambiato. Un’opportunità che mi è stata data da Nino Mana, da Dario Armando, dalle brave persone che ho incontrato in Cascina Pensolato, al “Santa Caterina” e dove mi è stato chiesto di prestare servizio, come la mensa dei frati Cappuccini e la Bottega di via Matteotti».

Francesco ora ha 70 anni. La prima volta che ha visto la cella di un carcere era ancora minorenne, al Ferrante Aporti. Una volta uscito la sua vita è ripartita di nuovo dalla delinquenza. «Se allora avessi incontrato le persone che ho incontrato qui, se avessi avuto la possibilità e anche la fiducia che ho ricevuto a Fossano, in carcere non ci sarei più rientrato – dice –. Perché nella mia vita ho avuto macchine sportive, soldi e tante altre cose, ma ho perso le più importanti: quando mio figlio aveva un anno ero in carcere, la madre mi ha detto che non avrei più visto né lei né lui».

Sono sedici gli anni che Francesco ha trascorso in carcere, anche periodi di isolamento. Il lavoro a Cascina Pensolato lo ha riportato alle sue radici, alla sua famiglia di origini semplici e contadine.

«Tempo fa ho ritrovato alcune lettere di mia mamma: è stata una pugnalata leggere nero su bianco quanto ha sofferto, quanto dolore ha affrontato. Le ore in Cascina sono state faticose, ma era una fatica onesta, un modo per guadagnare dei soldi con il sudore, l’impegno e l’attenzione».

Nel carcere “Santa Caterina” di Fossano, il riscatto passa attraverso il lavoro e la comunità

La porzione del Pensolato adibita a spogliatoio «è vuota e fredda, con i vetri anche un po’ rotti. Se si potesse sistemare aiuterebbe moltissimo tutte le persone che come me hanno avuto e hanno questa opportunità».

È uno degli interventi in programma per migliorare il Pensolato, un luogo che è una «risorsa, non solo per i detenuti che cercano riscatto, ma anche per le persone con disabilità grazie al progetto dell’orto insuperabile, per i bambini delle scuole che così possono scoprire il valore del lavoro della terra e delle iniziative sociali. Chi ruota intorno al Pensolato e lo fa funzionare sono persone che danno aiuto, tendono la mano. L’hanno tesa a me, che sarò grato per sempre e che spero nella mia vita di poter salvare anche solo una persona, come sono stato salvato io».

A lavorare in Cascina con Francesco, che ora fa tante ore di volontariato anche in altre strutture gestite in collaborazione con la Caritas, c’erano alcuni stranieri: «Tutto ciò che guadagnavano con il lavoro in Cascina lo mandavano alla loro famiglia nel Paese di origine.

Senza questa opportunità, una volta scontata la pena, che strada prenderebbero? La più facile e la più sbagliata».

Conclude Francesco: «Spesso le persone faticano ad aiutare noi che “ce la siamo cercata”, ma il progetto di Cascina Pensolato è nobile e nobilita la società. Solo aiutandolo a crescere si potrà continuare a fare del bene, tendendo la mano a chi potrà smettere di delinquere, ma anche a tante altre persone».

Si ringrazia Stefano Mana, direttore della Caritas diocesana di Fossano

Aggiornato il 08/11/24 alle ore 15:03