Undici giorni per cambiare la Siria
Una rapidità che ha sorpreso tutti. Dal 26 novembre, con l’inizio dell’operazione militare anti-governativa, il volto politico della Siria è totalmente cambiato. In 11 giorni di combattimenti abbiamo assistito alla caduta del regime della famiglia Assad che da 54 anni controllava il Paese. In questo momento continuo a trovarmi ad Aleppo e il collega, George Kouefati, si trova a Damasco dopo che nelle scorse settimane, con la rapida chiusura delle strade attorno ad Aleppo non è più potuto rientrare in città. La situazione in questo momento è tranquilla qui ad Aleppo con una lenta ripresa della normalità anche se restano chiusi al momento scuole, uffici e diversi negozi. Nella giornata di domenica 8 dicembre in tutto il Paese ci sono state manifestazioni di gioia in strada alla notizia della caduta del regime. Resta però latente l’incertezza per il futuro e il timore per possibili derive estremiste che colpiscano in particolar modo le minoranze. A più riprese la leadership politica dei gruppi ribelli ha rassicurato sul desiderio di un futuro per la Siria pacifico e inclusivo e anche dai Vescovi arriva un cauto ottimismo sulla possibilità di una convivenza positiva in cui prevalga l’identità comune di cittadini siriani. Nell’attesa che alle parole seguano i fatti, resta una profonda preoccupazione anche se non si registrano al momento situazioni di abusi o violenze. Nella capitale, a seguito della caduta di Bashar Al-Assad, nell’inevitabile caos generale ci sono stati episodi di saccheggio nei luoghi simbolo del potere e alcuni raid aerei da parte israeliana hanno colpito in maniera preventiva depositi di munizioni e luoghi militari intorno a Damasco, raid che a più riprese stanno continuando.
Nell’attesa che alle parole seguano i fatti, resta una profonda preoccupazione anche se non si registrano al momento situazioni di abusi o violenze.
In questi giorni concitati, in cui preoccupazione e sollievo si alternavano rapidamente con lo spostarsi degli scontri da Aleppo verso sud, abbiamo cercato di non far mancare il nostro supporto a Caritas Siria mantenendoci in contatto e monitorando la situazione e i bisogni urgenti. La prima preoccupazione per Caritas Siria è stata quella di cercare attivamente soluzioni per assistere i 165 membri dello staff Caritas di Aleppo e per predisporre luoghi di accoglienza per quanti sono sfollati dalle altre province. Attualmente la situazione resta estremamente fluida, attendiamo di capire se il sistema bancario potrà riaprire permettendo il prelievo dei salari e del contante. Resta alta l’urgenza di sostenere le persone nelle necessità di base, la situazione già difficile precedente ai fatti recenti è resa ancor più pesante dai prezzi rapidamente raddoppiati e dalla scarsità dei rifornimenti in questo clima di incertezza e con l’inverno che avanza.
Attualmente la situazione resta estremamente fluida
Stiamo monitorando anche l’andamento dei flussi di rifugiati che, soprattutto dalla Turchia ma anche da Libano e Giordania, stanno rientrando ai propri villaggi dopo la svolta di questi giorni. Dopo anni di guerra e sanzioni, c’è la prospettiva positiva di avviare finalmente la ricostruzione ma i bisogni del Paese sono enormi dopo 13 anni di guerra.
In questa fase così delicata e difficile, è profonda l’esperienza di sentirsi sostenuti da tanti che non fanno mancare messaggi di sostegno e preghiera. La grande famiglia della rete Caritas internazionale si è resa presente anche operativamente al fianco di Caritas Siria con un primo meeting online con il coordinamento delle Caritas del Medio Oriente e con le tante Caritas nazionali che da anni supportano le attività in Siria. Alle volte ci si sente schiacciati dagli eventi e dalla violenza che ancora opprime tante persone ma in questi giorni sperimentiamo, come instancabilmente e spesso silenziosamente, continuano ad operare tanti “artigiani di pace” seminando speranza.
Aggiornato il 19/12/24 alle ore 12:00