20 Febbraio 2025

«Io sono con te»: promessa di Speranza

Il credente spera perché sa di essere immerso nel Dio presente, che lo accompagna e conduce la sua vita

«Io sono con te»: promessa di Speranza .pdf
(versione con Sacre Scritture e Catechesi Papa Francesco)
La speranza fonte del conforto reciproco e della pace (1Ts 5,12-22)
(Udienza generale Papa Francesco, 8 febbraio 2017)

Spesso ci troviamo di fronte a persone scoraggiate, che guardano al futuro con scetticismo e pessimismo, come se nulla potesse portare loro gioia. Anche noi, a volte, segnati dalle difficoltà della vita, ci lasciamo sopraffare da questo stesso scoraggiamento che ci priva della forza e dell’entusiasmo necessari per annunciare la gioia del Vangelo. Da qui sorge spontanea la domanda:

com’è possibile riscoprire la speranza nella mia vita per poi portarla ad altri?

Rileggere l’esperienza di un popolo attraverso le pagine della Scrittura può illuminare il cammino del pellegrino di speranza.

La Bibbia ci mostra come la speranza sia profondamente intrecciata con la fede: Dio, in cui è riposta la fiducia di Israele, promette all’uomo di essere in relazione con lui, anche di fronte ai suoi tradimenti. Questa promessa suscita, al contempo, un sentimento di speranza assoluta e di abbandono totale in Dio, espresso dal termine ebraico “aman”, da cui deriva l'”amen” delle nostre liturgie. È una speranza che non è mescolata a nessun interesse umano. Si costruisce sulle rovine delle attese umane. Comincia a esistere quando non c’è più nulla da aspettarsi dai mezzi umani. La speranza d’Israele si fonda sull’accoglimento della parola di Dio, insperata e gratuita: «Io sono con te, Io sono il tuo Dio: non temere!».

La speranza non si fonda, in Israele, sulla presunta capacità di mutare le cose con la propria forza; essa si fonda unicamente sulla fede nella potenza divina, motivata dall’amore.

Dio esprime con la parola d’amore «sono con te» la certezza di una presenza ininterrotta, che costituisce la realtà più forte e certa d’Israele e della sua storia.

Una presenza e una unione i cui segni sono visibili nei fatti storici e trovano conferma nella vita di un popolo che riesce a sopravvivere sempre, nonostante i pericoli che lo minacciano. La speranza d’Israele, però, non poggia soltanto sulla realtà dell’elezione e dell’alleanza, dell’amore e della presenza divina che sempre lo circondano; essa risiede anche nella missione che Israele, portatore del Nome divino, è chiamato a compiere. Israele è stato formato e fatto per la “gloria” di Jahvé (kbd). In quanto testimone dell’onnipotenza e dell’amore di Dio, il popolo israelitico è destinato a far conoscere a tutte le genti che Jahvé è l’unico Dio e che Egli vuole essere il Dio di tutti i popoli.

Deuteroisaia ci aiuta a fare nostra l’esperienza di Israele: la speranza attinge origine e forza dalla parola di Dio, che governa il cosmo e la storia. Questa parola è estremamente semplice: «Io sono con te!». Dio ha detto al suo popolo ciò che si dice alla persona che si ama, manifestando il suo legame di amore nei confronti dell’uomo.

Attraverso la dura prova della sconfitta e dell’esilio, Israele ha ricominciato ad apprendere la speranza, a leggere, cioè, la propria storia, nel bene e nel male, non più come conquista di prestigio e potere umani, ma come testimonianza dell’amore divino. Israele ha ricominciato ad apprendere che Jahvé non abbandona, è sempre presente al suo popolo e che questa presenza costituisce la sua vera sicurezza. Da questa sicurezza il popolo eletto trae pure la coscienza del suo legame e impegno verso il proprio Dio, la capacità di ascolto obbediente.

La speranza, perciò, non riguarda solamente il futuro, ma il presente.

Il credente spera perché sa di essere immerso nel Dio presente, che lo accompagna e conduce la sua vita, anche nel dolore o nell’apparente non-senso, con amore e sotto il segno di un’eterna alleanza.

Questa testimonianza biblica ci offre una strada sulla quale farci pellegrini di speranza: la relazione con Dio e con gli uomini.

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Aggiornato il 20/02/25 alle ore 11:03