I “Giusti”: semplicità e coraggio
Secondo il Talmud (testo sacro dell’ebraismo), “… ogni generazione conosce l’avvicendarsi di 36 uomini giusti nascosti, dalla cui condotta dipende il destino dell’umanità”. Il termine “Giusto” è utilizzato nella tradizione ebraica per indicare i non ebrei che hanno rispetto per Dio.
La Giornata europea dei Giusti, il 6 marzo, è una festività proclamata in Italia fin dal 2018, non un giorno di celebrazione o di memoria, bensì una riflessione sul valore della responsabilità personale.
Ci può capitare di aderire a moti di indignazione collettivi, in fondo è facile e non ci costa nulla. Ben più difficile, invece, schierarsi davvero. Allora, cosa può fare, allora, chi vuole concretamente cambiare le cose?
Ed ecco, i Giusti: Giorgio Perlasca, Raul Wallenberg, Oskar Schindler, tanto per citare qualche esempio, hanno semplicemente mostrato che era possibile reagire all’indifferenza durante la persecuzione degli ebrei. Gabriele Nissim Il bene possibile (UTET, pagine 192) racconta queste e molte altre storie esemplari, con sapienza di linguaggio e persino una punta di ironia.
Sono 25.685 i nominativi incisi sul Muro dell’Onore, persone semplici con storie di coraggio, poiché hanno aiutato tante persone nascondendole dalle persecuzioni indipendentemente dalla loro appartenenza sociale e dal loro credo politico, a dimostrazione che ognuno, nel suo piccolo, può contribuire a sconfiggere la cultura dell’odio.
Affinché anche le giovani generazioni possano conoscerle, è interessante Simone Dini Gandini La bicicletta di Bartali (Notes Edizioni, pagine 64) che narra l’impresa eroica di Bartali in cui si mescolano sport, eroismo, coraggio. Firenze, 1943-1944. Gino Bartali, decise di rischiare la propria vita pur di salvare quella di altre persone. E così si prestò a nascondere nella canna della sua bicicletta verde i documenti falsi che servivano a far espatriare ebrei nascosti. Venne arrestato, ma alla fine riuscì a farcela! Oltre ottocento ebrei poterono così salvarsi dai campi di sterminio nazisti. Il volume è arricchito dalla testimonianza di Andrea Bartali, figlio di Gino. “Il bene si fa ma non si dice” era una frase ricorrente del campione. Per queste imprese, Gino Bartali nel 2013 è stato proclamato “Giusto fra le Nazioni”.
Ma esistono anche i “Giusti della porta accanto” che magari ci sfiorano, dandoci un “tocco” di giustizia. Lo dimostra Pierluigi Vito, Una pioggia di piccole stelle (Augh! Editore, pagine 156), dove i protagonisti cercano di trovare nelle loro vicende un senso e una traccia di giustizia nell’esistenza: la donna ucraina partita dalla propria terra per lavorare in Italia che deve tornare nel suo paese in guerra alla ricerca dei due figli: il giovane studente, ebreo italiano che si trova nella Sarajevo assediata degli anni ’90 e resta lì a condividere la pena di una città martoriata. O ancora, la storia dell’ultimo uomo uscito dalle Torri Gemelle, che riesce a salvarsi due volte prima del crollo fatale, investito dalla responsabilità di portare una memoria dolorosa eppure vitale. C’è una ragazzina che si ribella al razzismo degli spettatori di una partita di calcio; una famiglia di migranti costretta a lottare per la propria dignità; un giovane che salva la vita ad Aldo Moro sei anni prima della sua ora fatale; c’è un guidatore di ambulanza che cerca di svelare un mistero che potrebbe risvegliare un uomo in coma.
Non sono storie di buoni sentimenti, bensì di persone che non si sono girate dall’altra parte, poiché qui non si tratta di decidere se far finta di niente e proseguire tutto come prima, ma continuare la sfida, per affrontarla. Non si tratta di essere una persona coraggiosa, ma un giorno occorre dire “basta”!