13 Dicembre 2024

In piedi (e in bici) dopo mille brutte sorprese

di Alberto
Gli amici di "Scarp de’ tenis", giornale di strada e progetto sociale, si raccontano in questa rubrica. È la volta di Alberto, fiero di offrire questo «prezioso strumento di informazione e solidarietà»

Sono nato a Vicenza da Sandro e Francesca, una famiglia di imprenditori. Mio padre era titolare di una ditta che produceva e vendeva gruppi elettrogeni industriali. Ho studiato all’Istituto tecnico cittadino, diplomandomi in elettronica industriale. Un percorso da copione, per un ragazzo come me.

Al ritorno dal servizio di leva, però, quando dovevo iniziare il lavoro nell’azienda di famiglia, ebbi una brutta sorpresa: l’azienda non c’era più, era stata venduta.

Clienti insolventi e la forte pressione delle banche furono galeotti. Mi reinventai dall’oggi al domani come venditore di enciclopedie multimediali e di multiproprietà immobiliari, e, per una decina d’anni, lavorai girando Italia ed Europa.

Dopo questa gavetta, nel 1996, mio padre mi propose l’apertura di una ditta per la vendita di energia e noleggio di gruppi elettrogeni, ditta che per circa 15 anni lavorò molto bene. Nel 1999, un’amara delusione amorosa dette alla mia salute emotiva un forte scossone. Per sei mesi rimasi chiuso nella camera dell’appartamento che avevamo in un residence di montagna.

Ero assalito giorno e notte da pensieri e incubi di ogni genere. Mi fu diagnosticato un disturbo schizoaffettivo.

Non mancarono problemi con alcol e droghe: una terapia fai da te, basata su ignoranza e disponibilità economica, che mi portò, in un’ingestibile alternanza di lucidità e crolli nervosi, sull’orlo del baratro. Allora parlare di malattie mentali era un grave tabù. Oggi le cose sono un po’ cambiate e le terapie sono più mirate ed efficaci. Allora, dopo due Tso e la messa a punto di un’adeguata terapia farmacologica, riuscii a ritrovare un certo equilibrio.

Ma le difficoltà non finirono. Nel 2011 un fornitore non pagato della nuova ditta ci citò in tribunale dando inizio a un periodo durissimo, che, tra udienze, avvocati e processi portò alla dichiarazione di fallimento della ditta e alla chiusura dell’attività; dopo aver saldato tutti i nostri debiti.

Trovai allora rifugio in un altro appartamento di famiglia a Isola Verde, una località turistica nel Comune di Chioggia. Vissi lì qualche anno, grazie alla generosità di amici e parenti. Purtroppo, a causa del fallimento della ditta, persi anche quello.

Il Comune mi ospitò allora in un piccolo appartamento dove rimasi tre anni durante i quali, per mantenermi, feci lo stalliere. Nel 2014, dopo l’improvvisa morte di mio padre, non riuscendo più a gestire da solo la mia situazione, venni accolto dall’associazione Rem di Chioggia, che gestiva un progetto di housing first.

Grazie al supporto della struttura e degli operatori, riuscii a impegnarmi come volontario, feci diversi tirocini, diversi lavori.

Le disavventure, però, non finirono. Il 2 febbraio 2023, giorno del mio compleanno, l’appartamento nel quale abitavo con altri due coinquilini, andò a fuoco. Nel tentativo di placare le fiamme rimasi gravemente intossicato. Trascorsi due mesi in terapia intensiva all’ospedale di Chioggia e altri due in reparto.

Nella sfortuna, però, ricevetti anche un dono: quello di superare le dipendenze da alcol e fumo. Al termine del ricovero, nell’estate del 2023, ero, grazie a Dio, un uomo nuovo. In quel periodo, cominciò a farsi sentire il richiamo della mia città natale: Vicenza.

L’associazione Diakonia, braccio operativo della Caritas vicentina, sentita la mia storia, riuscì a trovarmi un posto nel dormitorio di Casa San Martino. Appena arrivato, cominciai a rendermi disponibile per qualche servizio di accoglienza e vigilanza per i quasi cinquanta ospiti della struttura. Dal dormitorio fui così trasferito nella comunità di co-housing denominata Icaro, dove alloggio tutt’ora con altri ospiti-volontari.

L’ultima avventura in ordine di tempo è quella di fare il venditore di “Scarp de’ tenis”, il sabato e la domenica.

Raggiungo con la mia bici elettrica le chiese della Diocesi per offrire con orgoglio questo prezioso strumento di informazione, comunicazione e solidarietà; e ne vado molto fiero.