Quelle giovani vite sospese
Da sinistra in alto: gli autori Omar Mohamed e Victoria Jamieson; la direttrice editoriale de Il Castoro, Renata Gorgani; la copertina del graphic novel
«In un campo per rifugiati è impossibile dimenticarti di ciò che hai perso. È una battaglia valorosa e lancinante cercare di concentrarti non su quel che hai perso… ma su quel che hai avuto». Il piccolo Omar ha perso tutto il giorno in cui degli uomini dall’aria minacciosa hanno imbracciato le armi e accerchiato suo padre. Ha perso la sua casa in Somalia, bruciata tra le fiamme. Ha perso la sua mamma, allontanatasi per andare ad aiutare il marito. A Omar rimane solo il fratellino Hassan. Insieme a lui ha condiviso le fatiche e le sofferenze di un pericoloso viaggio che li ha condotti a Dadaab, in Kenya, in uno dei campi profughi più grandi al mondo.
Lì Omar e Hassan crescono insieme tra una partita di calcio e l’altra. Tra le lunghe attese per racimolare un po’ di cibo e di acqua. Lì trascorrono gli anni della loro infanzia, imparando a conoscere il volto della fame. Non possiedono nulla, ma hanno la cosa più preziosa di tutte: l’Amore che li circonda. Infatti a Dadaab, Omar e Hassan incontrano una donna di nome Fatuma, che ogni giorno si prende cura di loro. Lì conoscono Jeri, un amico vero. Lì incontrano una comunità di persone che si stringe attorno ai due fratelli, condividendo le attese, le speranze e i sogni di una vita. Poi, un giorno, inaspettatamente accade qualcosa: a Omar viene offerta la possibilità di frequentare la scuola. L’opportunità di riscrivere il presente, cambiando il suo futuro per sempre.
Pubblicata nel marzo 2023 dalla casa editrice Il Castoro, “Come stelle nel cielo” è una storia di speranza, di resilienza, di riscatto. Un graphic novel capace di raccontare le fatiche, ma anche le gioie, di quelle vite sospese, di quelle esistenze fatte di interminabili attese: le vite dei rifugiati nei campi. Una narrazione travolgente, che parla alle persone, toccando il cuore di ogni lettore. Ce lo racconta Renata Gorgani, direttrice della casa editrice Il Castoro. Prima, le parole dei due autori, lo stesso Omar Mohamed e Victoria Jamieson, illustratrice.
Omar: «Ho sempre voluto scrivere un libro per raccontare agli altri la mia esperienza di rifugiato. Avevo già iniziato ad abbozzare la mia storia quando ho incontrato Victoria».
Victoria: «Quando ho conosciuto Omar grazie alla sua attività con Church World Service, stava già lavorando a un’autobiografia destinata agli adulti e stava cercando un coautore […]. Gli ho chiesto se avesse mai considerato l’idea di raccontare la propria storia in un libro per bambini. Ci siamo seduti e abbiamo parlato di come avrebbe potuto essere, e “Come stelle nel cielo” è la risposta».
Omar: «Spero che leggendo questo libro tu possa capire che non bisogna mai perdere la speranza. Al campo, la nostra fede ci ha dato il coraggio di essere sempre pazienti e di non abbandonare mai la speranza. Anche quando qualcosa sembra impossibile, se continui a impegnarti e a credere in te stesso puoi superare qualsiasi difficoltà sul tuo cammino. Spero che la mia storia possa ispirarti a non mollare mai».
Victoria: «In quanto autrice di graphic novel, sono abituata a raccontare delle storie, ma lavorare a questo libro insieme a Omar mi ha insegnato che è altrettanto importante ascoltare le storie».
Renata Gorgani, “Come stelle nel cielo” è un graphic novel per ragazzi e per adulti, che racconta la storia di tanti bambini cresciuti nei campi per rifugiati. Qual è stata la scelta editoriale de Il Castoro nella pubblicazione di questo libro?
«A noi spesso piace pubblicare libri che dicano qualcosa di importante e che lo sappiano raccontare a dimensione di ragazzo, libri che narrino storie che a loro piacciono, toccano il cuore e al contempo facciano loro approfondire la realtà che li circonda. In questo caso la realtà è quella dei campi per i rifugiati, di cui i ragazzi sentono parlare, credo, quasi quotidianamente. Sentono dire che non sono bei posti, che sono luoghi dove si sta male. Questo è il racconto che viene fatto loro dal telegiornale o dai genitori. Tuttavia, leggere una storia vera, ambientata proprio in quel posto, dove pagina per pagina si vede come si vive davvero in un campo rifugiati attraverso due ragazzini che hanno la loro età, è diverso. Ecco, questo è il modo più bello in cui ci piace fare libri».
Il libro è nato dalla storia di Omar Mohamed e dalle illustrazioni di Victoria Jamieson. Perché la scelta di raccontare la vita di Omar con un libro illustrato?
«La scelta di raccontare la storia di Omar con un fumetto è stata dell’autrice, Victoria Jamieson. Per noi Victoria è già stata autrice di libri più divertenti e leggeri. Ci piace come disegna: a misura di ragazzo. È lei che a un certo punto ha incontrato la storia di Omar. È un’autrice molto sensibile. Nel 2016 ha cominciato a interessarsi sempre di più alla crisi siriana, di cui i giornali parlavano ogni giorno. Oggi, invece, della guerra siriana non parla più nessuno. Per capire di più questa crisi, ha iniziato a fare volontariato presso un’associazione della sua comunità, che accoglieva famiglie di rifugiati. Lì ha incontrato Omar, un ragazzo somalo, che aveva trascorso molti anni in un grande campo profughi a Dadaab, in Kenya. Omar stava già pensando di raccontare la sua storia, ma agli adulti. Quando ha incontrato Victoria, lei gli ha proposto di far conoscere la sua storia attraverso dei fumetti per ragazzi. Credo che alla fine il risultato sia stato veramente straordinario per entrambi».
Le illustrazioni di Victoria Jamieson raccontano con originalità la vita quotidiana nel campo profughi. Come sono nati questi fumetti?
«Sono nati soprattutto dal racconto di Omar e da una grande e paziente documentazione di Victoria Jamieson. Sono nati anche dalle fotografie di questi campi. Leggendo il libro ci si dimentica che quella è una storia vera. Alla fine però sono pubblicate alcune foto che ci ricordano che quanto narrato nel libro è reale, è successo davvero. Il campo del graphic novel è esattamente quello delle foto».
Renata Gorgani, “Come stelle nel cielo” è un libro che racconta che cosa significa “essere un rifugiato”. Storie come queste aiutano anche a sfatare pregiudizi presenti nella nostra società?
«Certamente… però io penso che i pregiudizi li sfatino soprattutto negli adulti. Credo che i ragazzi ne abbiano molti meno: ormai sono abituati a crescere e andare a scuola con compagni che provengono da Paesi diversi, da situazioni diverse, a volte difficili. In loro non c’è accettazione, ma piuttosto la constatazione che il loro mondo adesso è fatto in questo modo. Più difficile per i ragazzi è riuscire a capire che cosa è effettivamente successo, qual è la storia di questi compagni. Si tratta di una realtà diversa dalla loro. È chiaro che se due compagni sono nati nello stesso quartiere, le rispettive storie sono più o meno comuni. Se invece un compagno è nato così lontano, la storia sarà diversa e anche più interessante per i ragazzi. Però hanno bisogno di strumenti. E proprio perché gli adulti, come dicevo prima, a volte hanno molti più pregiudizi, quando pubblichiamo un libro come questo, ci auguriamo veramente che insieme ai ragazzi lo leggano anche gli insegnanti, i genitori: dice loro cose di cui non vengono a conoscenza dagli strumenti ufficiali che usano per informarsi, come i giornali e i telegiornali».
Per i ragazzi di oggi le immagini hanno un’efficacia comunicativa molto forte. Le illustrazioni sono il cuore di un graphic novel. Che riscontro avete da parte dei giovani lettori circa questa forma narrativa?
«Per i ragazzi queste storie sono importantissime. Rimangono nel profondo del loro cuore. Diciamo però che ci vuole sempre qualcuno che raccomandi un libro così, che glielo metta tra le mani. Si tratta di un fumetto: non è un libro pesante o un libro che un giovane poco abituato a leggere può trovare faticoso. Qui si tratta di condividere l’avventura di due ragazzini: Omar e suo fratello Hassan. Ma certamente ci vuole un bibliotecario o un libraio, un insegnante o un adulto che glielo proponga».
La pubblicazione di libri per bambini e ragazzi è il core business della vostra casa editrice. Qual è l’impegno che Il Castoro si pone nei confronti dei suoi giovani lettori?
«Il nostro impegno per i giovani lettori è tutto. Noi pubblichiamo solo libri per ragazzi, quindi sentiamo un’enorme responsabilità. Pubblichiamo libri diversi, anche divertenti, che alleggeriscono, che fanno ridere, come “Diario di una schiappa”. Siamo convinti che i ragazzini abbiano bisogno a volte di riflettere, a volte di liberare la mente e farsi delle grandi risate. Anche raccontare storie importanti nel loro linguaggio, che capiscono bene e al quale si appassionano. Per noi questo è importantissimo. Tutti i bambini di ogni Paese e di ogni estrazione sociale devono avere diritto alle stesse opportunità. Perciò raccontare storie come quella di Omar significa far capire ai ragazzi che ciascuno ha la propria storia, ciascuno viene da un posto diverso, ma alla fine i sentimenti, la voglia di divertirsi, l’amicizia sono comuni a tutti. È il terreno sul quale tutti si possono incontrare».
“Come stelle nel cielo” è un libro sostenuto anche dall’organizzazione Amnesty International, impegnata in prima linea nella tutela e nella difesa dei diritti umani in tutto il mondo. Come è nata questa collaborazione?
«Noi con Amnesty lavoriamo da parecchi anni. Quando abbiamo qualche libro che pensiamo sia nelle loro corde e possa essere loro utile per affrontare determinati temi, allora li contattiamo e vediamo se il libro può interessare. Amnesty fa un grande lavoro nelle scuole, quindi ha bisogno di strumenti che aiutino a raccontare. Abbiamo fatto leggere all’organizzazione il libro di Omar e di Victoria Jamieson ed è piaciuto molto. Lo hanno ritenuto importante e lo utilizzeranno nei loro programmi con le scuole».
Per concludere: secondo lei, che cosa dice la storia di Omar ai suoi giovani lettori?
«La storia di Omar dice tanto ai giovani lettori. Dice che si può essere fortunati e nascere in una parte di mondo dove tutto ci è garantito, ma si può essere anche meno fortunati e nascere in una parte dove le cose sono molto più complicate. Noi dobbiamo sostenere le persone che sono meno fortunate di noi. Questo è un libro che insegna a resistere. Racconta di due ragazzini che da soli ce la fanno. Vivono quindici anni in un campo rifugiati. Racconta di una grandissima fratellanza e di come sia importante, anche in una condizione così disperata, prendersi cura di qualcuno. Racconta di come bisogna cogliere le opportunità e ascoltare gli altri. Credo che dica veramente tantissime cose importanti. È un libro emozionante, che narra un’avventura, anche se è un’avventura difficile. Penso che lasci per sempre qualcosa in fondo al cuore, qualcosa che non si perderà mai».
Omar Mohamed: «Essendo cresciuto a Dadaab, sostengo costantemente le persone che continuano a vivere in qualsiasi campo per rifugiati in tutto il mondo. Emancipare e supportare i rifugiati è fondamentale per aiutarli ad avere successo non solo nei campi, ma anche nelle proprie nuove comunità. Nessuno sceglie di essere un rifugiato, di lasciare la propria casa, il proprio Paese e la propria famiglia».