Anatolii, un uomo tra guerra e malattia

Anatolii è nato nel 1975 a Soledar, terra di miniere e sudore nella regione di Donetsk. Oggi di Soledar non resta che un nome sulle mappe: la guerra l’ha inghiottita, polverizzando case, strade, vite. Quando i combattimenti hanno avvolto la sua città, Anatolii non ha avuto scelta. Ha raccolto poche cose, ha preso per mano la madre anziana ed è fuggito. Destinazione Stryi, nell’Ucraina occidentale.
Ma lui, il viaggio per la vita, lo aveva già iniziato molto prima. Da anni convive con la sclerosi multipla, malattia che logora il corpo, incrina le certezze, impone fragilità. Muoversi non è mai stato semplice, figuriamoci fuggire da una guerra. Nel Centro d’accoglienza 35, un ostello per sfollati, Anatolii ha dovuto ricominciare da capo. Un posto letto, un ritmo da reinventare, una nuova dipendenza dagli altri.
Lontano dalla sua casa e dal medico che lo seguiva, temeva il peggio. Ma a Stryi ha trovato un sostegno inaspettato. Gli operatori di Caritas sono diventati il suo riferimento. Con il progetto RISE, finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, un’unità mobile lo raggiunge regolarmente per garantire le cure di cui ha bisogno. Un’ambulanza, medici, infermieri: un filo che lo lega alla speranza. I farmaci arrivano senza interruzioni, la terapia prosegue.
Eppure, Anatolii non è solo un destinatario di aiuti. Nel centro d’accoglienza aiuta come volontario, preparando pacchi per le truppe al fronte. Un gesto che per lui significa resistenza. Non ha armi, ma ha mani che ancora possono servire.
Lontano dalla sua casa e dal medico che lo seguiva, temeva il peggio. Ma a Stryi ha trovato un sostegno inaspettato. Gli operatori di Caritas sono diventati il suo riferimento. Con il progetto RISE, finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, un’unità mobile lo raggiunge regolarmente per garantire le cure di cui ha bisogno.
La sua storia non è solo una cronaca di sopravvivenza, ma di dignità. Perché quando tutto crolla, ciò che resta è la volontà di vivere. E il corpo e la determinazione di Anatolii lo dimostrano ogni giorno.
Aggiornato il 24/02/25 alle ore 10:53