Vinícius e il desiderio di restituire
Questa testimonianza è tratta dalla pubblicazione “Nossos caminhos pelo Brasil” di Caritas Brasile
«È ora di restituire quello che hanno fatto per me», dice Marcos Vinícius dopo parte della mattinata trascorsa a distribuire pane e caffè in piazza della Bandiera, zona centrale di Belém, capitale del Pará, Stato settentrionale del Brasile. Lì, sotto le bandiere sventolanti del Paese e dello Stato, il ventisettenne allevia la fame di donne e uomini che, come lui, soffrono l’esclusione sociale.
Questo desiderio di restituire è il risultato di un lungo percorso segnato dalla tenacia. Nato nello Stato del Maranhão, Marcos Vinícius ha sperimentato molto presto l’abbandono dei genitori biologici e poco dopo, ad appena due anni, la morte della nonna che lo aveva accolto.
Con l’appoggio di una famiglia ospitante, si è trasferito da diversi anni in Pará. Durante alcune fiere e sui marciapiedi di Belém, si è imbattuto in attività come “Orinoco: Águas que Atravessam Fronteiras”, progetto sviluppato da Caritas Brasile che fornisce alle popolazioni vulnerabili accesso ad acqua, servizi igienico-sanitari e accompagnamento, oltre a Missione Belém e Casa Rua, che hanno entrambe l’obiettivo di accogliere persone senza dimora.
Vinícius ha rilasciato un’intervista a Caritas Brasile proprio nello spazio di Casa Rua, luogo di passaggio che il Comune di Belém gestisce perché le persone senza dimora possano lavarsi, riscaldarsi con un caffè o mangiare qualcosa per tenere a bada la fame. Lui si muove in quello spazio con disinvoltura, la stessa di quando incrocia per strada le persone che lo conoscono e, a volte, lo considerano un punto di riferimento. Questo rapporto con Casa Rua e con le persone che vi si rivolgono si è instaurato da quando il giovane si è trasferito nella capitale paraense, più di tre anni fa. In questo lasso di tempo Vinícius ha ascoltato tante storie. Alcune le ritiene più drammatiche della sua perché chi gliele ha raccontate è morto prima di tornare a casa.
«La mia vita è stata abbastanza difficile sin dall’infanzia. Vivevo con mia nonna perché i miei genitori mi avevano abbandonato. Quando ero ancora piccolissimo, mia nonna è morta. Allora mi ha cresciuto mia zia, sorella di mio padre. Mia madre adottiva. Ho abitato con lei per 11 anni con quel rancore nel cuore. Dicevo sempre a mia madre adottiva che volevo stare con i miei veri genitori. Quello era il mio sogno».
Vinícius racconta che fuma dall’età di 9 anni. A 13 ha iniziato a frequentare compagnie che poi lo hanno portato alla rottura con la famiglia. «Undici anni di strada. È stato molto difficile per me. Ho vissuto cinque anni in una Cracolândia (piazza di spaccio e consumo affollata di disperati). Mia madre adottiva veniva sempre a cercarmi lì. Sono passato per 32 comunità terapeutiche. Restavo una settimana, un mese e andavo via», ricorda.
Il cammino fino alla capitale del Pará è iniziato grazie a una realtà della quale la famiglia aveva sentito parlare nel Maranhão. Si tratta di una casa di accoglienza per persone tossicodipendenti a Marituba, nella Regione metropolitana di Belém. Vinícius ci è andato con un amico, che dopo poco è ricaduto nella droga. Allora, rimasto solo, il ragazzo è tornato sulla strada, stavolta a Ver-o-Peso, il principale mercato all’aperto dell’America Latina. Lì, nel viavai di gente che vende e compra frutta, carne, pesce, bibite e oggetti di artigianato, ha conosciuto gli operatori della Missione Belém, movimento cattolico di accoglienza a persone senza dimora. La famiglia adottiva ha accompagnato tutti i suoi passi. Il giovane è dispiaciuto e pentito di averli in qualche modo rifiutati in passato.
Chi lo vede, sistemato, con i capelli corti, profumato, non immagina la sua storia. Vive in una casa in affitto con la compagna, che lavora. Lui ha terminato un corso di vigilanza e sicurezza e sta cercando un impiego. Da sei mesi fa volontariato e continua a partecipare alle attività del progetto Orinoco, di Casa Rua e della Missione Belém. Serve i pasti, partecipa ai gruppi di dialogo, accompagna alla stazione degli autobus chi decide di tornare a casa.
«Grazie a Dio oggi sono testimone per queste donne e uomini che ho conosciuto sulla strada e loro hanno grande rispetto per me. Le persone che mi hanno aiutato non le dimenticherò mai e cerco di restituire quello che hanno fatto per me».
Aggiornato il 26/08/24 alle ore 10:50